“Hate and war
The only things we got today
An’ if I close my eyes
They will not go away”
Hate and War – The Clash
Betlemme è ottima come base per esplorare la Palestina: è tranquilla, c’è tutto quello che può servire al viaggiatore indipendente, c’è gente simpatica e sempre disponibile e soprattutto i trasporti locali sono buoni e consentono di andare praticamente ovunque senza eccessivo sbattimento.
La mia prima “gita” è stata a Hebron ( Al-Khalil in arabo ), città che avevo sentito spesso nominare nei telegiornali ma della quale in realtà non sapevo molto. E’ uno dei posti più inquietanti che abbia mai visto. Qui è realmente necessario leggersi un po’ di storia perché altrimenti è quasi impossibile capire come sono arrivati alla situazione attuale. E’ una città antichissima, di quasi 4 mila anni, ed essendo legata alla vita di Abramo può essere considerata uno dei luoghi più sacri per le tre grandi religioni Abramitiche. E per questo è da secoli una città contesa ed è stata conquistata e abitata da popoli di ogni tipo, dagli ebrei ai greci e ai romani, dai mammalucchi ai crociati, dagli ottomani agli inglesi fino ai palestinesi e agli israeliani.
I problemi in questa epoca tra arabi ed ebrei iniziarono nel 1929, quando ci fu un feroce massacro che poi portò qualche anno dopo all’evacuazione di tutti gli ebrei dalla città. Fino alla guerra dei 6 giorni ( 1967 ) rimase una città abitata solo dai palestinesi musulmani, amministrata dal Regno di Giordania. Poi diventò una delle questioni più calde durante il dopoguerra, con gli israeliani indecisi se dare retta ai gruppi più ortodossi che consideravano Hebron fondamentale nello Stato di Israele o a quelli più moderati che volevano una mediazione. La divisione attuale della città nacque praticamente poco dopo la fine della guerra, quando un rabbino ortodosso si stabilì in un hotel della città e rifiutò di andarsene. Altri si unirono a lui e dopo lunghe trattative le autorità israeliane decisero che potevano rimanere nella base militare vicina, che diventò quindi la prima colonia della Cisgiordania. Poi gli Israeliani si allargarono prendendo anche una parte della città vecchia vicino alla Tomba dei Patriarchi. Infine dopo gli accordi di Oslo la città venne divisa in una parte completamente palestinese e un’altra metà palestinese e metà israeliana.
Oggi ci vivono 220 mila palestinesi e circa 500 ebrei ( e qualche migliaio di militari ). La città vecchia è praticamente divisa in due con muri, filo spinato e militari israeliani in torrette che proteggono i civili ebrei. Questa situazione è diventata insostenibile per i palestinesi che ci vivevano, soprattutto per i commercianti, e quindi la loro parte è stata quasi abbandonata. Solo pochi resistono vivacchiando vendendo souvenir ai rari turisti stranieri. Ci sono spesso tensioni che sfociano in tafferugli con lanci di sassi da parte dei giovani palestinesi e poi rappresaglie da parte dei militari israeliani. E’ un luogo veramente surreale e molto triste, un concentrato di tutti i problemi e dell’odio che contraddistinguono questo conflitto. Tra l’altro questo “muro” non è una semplice divisione in orizzontale, ma è più una specie di zig-zag tra le case che si sviluppa anche in verticale. Attraversando la strada principale della città vecchia sicuramente si noteranno sopra la testa delle reti metalliche con tanta spazzatura: in pratica alcune delle botteghe dei pochi commercianti rimasti ( che molto probabilmente vi racconteranno tutta la storia sperando di vendere qualche souvenir ) stanno al primo piano in edifici che sono stati occupati nei piani superiori dagli ebrei, che approfittano per gettargli in testa la spazzatura. Anche l’unica vera attrazione turistica della città ( anche se la stessa old town è un’attrazione in sé, l’architettura è molto particolare e affascinante ), la Tomba dei Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe è divisa in due per tenere separati ebrei e musulmani.
Al di là dell’atmosfera pesante comunque secondo me è una città che va vista, alla fine veri pericoli per un viaggiatore non ce ne sono e i palestinesi anche qui sono sempre molto gentili e prodighi di belle storie ( belle ma anche brutte purtroppo ). Inoltre per qualche motivo che non ho ben capito noi italiani siamo particolarmente apprezzati e quando dici di essere italiano partono subito sorrisi, strette di mano e offerte di cibo. Essendo stranieri se si vuole si può andare anche nella parte ebrea ( immagino serva il passaporto al check point ) ma io non ci sono andato, se non si conosce nessuno non è che ci sia qualcosa di interessante da vedere.
Anche Jericho l’avevo sentita nominare molte volte ma non ricordavo bene perché, sicuramente per qualcosa legato al Vangelo, forse la trasfigurazione o qualcos’altro, boh ( è passato qualche anno da quando facevo il chierichetto… ). La strada da Betlemme è molto bella e il paesaggio diventa sempre più desertico, bellissimo nella parte finale quando da una parte ci sono le dune e dall’altra il Mar Morto. Fantastica anche l’altra strada che ho fatto al ritorno che va a Ramallah e che costeggia un canyon spettacolare nel deserto.
Jericho non è solo famosa per gli episodi del Vangelo ( non la trasfigurazione – che accadde vicino a Nazareth sul Monte Tabor – ma la tentazione del Diavolo, e c’è anche lo stesso sicomoro millenario della conversione di Zaccheo ), ma anche per altro: sarebbe ( bisogna usare il condizionale perché non è sicuro al 100% ) la città più antica del mondo e quella più bassa sotto il livello del mare. Il paesaggio intorno alla città è davvero magnifico e si può apprezzare andando al monastero ortodosso della Quarantena arroccato alto sulla parete Monte della Tentazione, secondo la tradizione nel posto dove il Diavolo tentò Gesù. C’è una funivia ma si può andare anche a piedi, sarà a 4-5 chilometri dal centro città, poi bisogna salire delle ripide scalinate scavate nella roccia. In città vicino alla stazione della funivia ci sono le rovine di Tel-al-Sultan, l’antica città di circa 10mila anni, non molto interessanti però, a meno che non si sia proprio grandi appassionati di archeologia.
A Ramallah mi sono fermato solo un paio d’ore perché era il primo giorno di lutto dopo l’inizio dell’ultima ondata di proteste a Gaza, c’erano disordini ( sono anche quasi finito in mezzo a una sassaiola e un lancio di lacrimogeni, con il minibus che faceva lo slalom tra i copertoni in fiamme ) e tutto era chiuso. Mi è sembrata abbastanza moderna e anonima in ogni caso, non credo ci sia molto da fare o vedere, anche se ho sentito che è abbastanza popolare tra i backpackers.
Nablus merita una visita di qualche giorno, tutti i palestinesi che incontri dicono che è la città più bella della Palestina e direi che 2-3 giorni è il minimo. La città vecchia è realmente un meraviglia, può competere tranquillamente con quella di Gerusalemme ( più decadente e musulmana ovviamente e senza turisti ).
E’ anche famosa come uno dei centri più importanti della lotta palestinese, ci sono stati tanti attentati e famose battaglie ( con Arafat protagonista ), e molti martiri ( o terroristi uccisi dagli israeliani a seconda dei gusti ) vengono da qui ( durante il mio viaggio ci furono 4 o 5 attentati, quasi tutti di giovani di Nablus ). Quasi ovunque in città ci sono poster, bandiere e striscioni che celebrano le gesta di questi ragazzi. L’atmosfera è molto più rilassata rispetto ad Hebron comunque, anche se si percepiscono chiaramente l’odio e il desiderio di vendetta che avvolgono come una nuvola nera la città. In ogni caso nemmeno qui mi sono mai sentito in pericolo, anzi ho trovato solo gentilezza e ospitalità.
La città vecchia è proprio bella ( spettacolare dopo il tramonto ), se togli la roba cinese dalla casbah probabilmente è quasi identica a come doveva apparire ai viaggiatori secoli fa. E’ vecchissima, era la capitale della Samaria ai tempi di Gesù ( si chiamava Shechem ed esisteva già da almeno 1000 anni ), ma la Old Town che si può vedere ora è medievale e risale ai tempi degli ottomani. Il nome però è dei tempi degli antichi romani, all’epoca si chiamava infatti Flavia Neapolis ( qualcosa dei romani è rimasto, anche un teatro, ma non in buone condizioni ). Si mangia anche benissimo, c’è un po’ di tutto della cucina locale, paninazzi deliziosi ( sono buoni anche i nostri ma da queste parti, anche in Israele, sono veramente tra i migliori al mondo, puoi tranquillamente andare avanti giorni mangiando solo quelli ), ottimo caffè, dolci arabi strabuoni, fanno anche discrete pizze e focacce.
A Nablus c’è anche un sito che con ragionevole certezza è proprio quello di un famoso passo del Vangelo ( molti altri invece sono piuttosto discutibili ), il pozzo di Giacobbe. Qui Gesù incontrò la donna samaritana e rivelò per la prima volta di essere il Messia e la fonte della vita ( “chi beve l’acqua che io gli darò non avrà mai più sete”). Il pozzo si trova in periferia in una chiesa greco-ortodossa, con un custode burbero che insiste molto per una donazione.
I samaritani esistono ancora, sono tecnicamente ebrei ma convivono pacificamente con i musulmani locali. La maggior parte vive in un villaggio in cima al Monte Gerzim che domina la città, dove ci sono anche le rovine dell’antico borgo samaritano che risale al quinto secolo a.C. . Secondo i Samaritani è una specie di ombelico del mondo e anche il luogo del sacrificio di Isacco. Vale la pena andarci per saperne qualcosa di più su questa strana e antichissima cultura ma anche perché il sito è molto interessante e ben tenuto e il panorama bellissimo, molto palestinese. Qui un interessante articolo della BBC per chi vuole approfondire.
Un viaggio in Palestina non è un viaggio come gli altri. A meno che non ci si vada a fare un tour dei siti turistici è inevitabile farsi coinvolgere dalla difficile situazione politica e dalle storie dei Palestinesi. E’ veramente un luogo unico, anche perché questo conflitto non coinvolge solo israeliani e palestinesi ma in un modo o nell’altro anche il resto del mondo. Quando si ascoltano le storie di questa gente ci si sente impotenti ma anche un po’ colpevoli, perché alla fine siamo noi ( europei, occidentali ) che abbiamo creato questa situazione e che poi non siamo stati più in grado di gestirla. C’è tanto odio ma anche tanta, tantissima gente, che se ne frega della politica e che secondo me sarebbe anche disposta a fare un passo indietro in cambio di un po’ di pace e libertà, ma è chiaro che senza un vero accordo politico tra le due parti è difficile immaginare un futuro senza guerra. Dal mio punto di vista la soluzione più logica, anche se pare impossibile, è lo Stato unico con ampie autonomie alle regioni palestinesi ( anche se gli ultimi sviluppi, con la dichiarazione di Israele Stato esclusivamente ebraico, va nella direzione opposta ).
Dal punto di vista pratico di viaggiatore vere difficoltà non ce ne sono, è un viaggio molto più semplice e sicuro di quanto si potrebbe immaginare, chiunque con un minimo di esperienza di viaggio indipendente può cavarsela senza problemi. Meglio ovviamente dare un’occhiata alle ultime news ed evitare eventuali manifestazioni o proteste, ma in generale veri pericoli non ce ne sono, e la criminalità comune è quasi assente. Ci sono tante cose interessanti da vedere per tutti i gusti, arte, storia, cultura, ottima cucina locale, paesaggi affascinanti e gente amichevole e sempre disponibile, è veramente un Paese che offre moltissimo pur essendo molto piccolo.