“And I was ‘round when Jesus Christ
Had his moment of doubt and pain
Made damn sure that Pilate
Washed his hands and sealed his fate” (Simpathy for the Devil – Rolling Stones)
Gerusalemme, volevo vederla da molti anni, da sempre in realtà. Ma non c’è una logica nella mia scelta delle destinazioni, quindi ci sono alcuni Paesi o città che ho sempre desiderato vedere ma che per qualche ignota ragione non ho mai visitato. Molti evitano Israele per motivi politici, ma non è il mio caso. Non sono certo un fan dell’attuale governo israeliano ma nemmeno un filo palestinese a prescindere. E’ un conflitto molto complicato e per me era più interessante cercare di capirlo ascoltando le storie di chi lo vive in prima persona, senza pregiudizi contro una o l’altra parte.
Arrivo in città nel primo pomeriggio, prendo la LRT ( il famoso tram che attraversa la città ) e sono subito davanti alle mura forse più famose del mondo. E’ venerdì pomeriggio e c’è moltissima gente in giro che fa compere o commissioni prima dello shabbat, che qui significa la sospensione di tutte le attività a partire dal tramonto, almeno nella parte ebrea. Attraverso la mitica porta di Jaffa e sono subito immerso nella confusione della città vecchia, che è proprio come me la immaginavo, mi è quasi familiare: è cupa e misteriosa, terribilmente affollata, vecchia, vecchissima, piena di gente strana di ogni tipo. E’ un vero e proprio labirinto di stradine e vicoli ed è facilissimo perdersi, ma essendo relativamente piccola prima o poi ci si trova davanti ad uno dei famosi monumenti, ad una delle porte oppure si viene bloccati da qualche check point di militari. Comunque il mio ostello è a due passi dalla chiesa del Santo Sepolcro, proprio nel cuore del souq del quartiere musulmano, e riesco a trovarlo senza troppi problemi. Si trova in un vecchissimo edificio storico di pietra ed è gestito da simpatici palestinesi. C’è una bella atmosfera di viaggiatori, soprattutto la sera sulla superpanoramica terrazza dove i proprietari offrono la cena. E’ un posto un po’ strano, con tanta gente che va e viene, ma alla fine in una settimana di permanenza incontrerò gente molto interessante, visto che ci sono vari tipi di viaggiatori, non solo i soliti backpackers ( che sono pochi in realtà ).
Gerusalemme è una città molto strana e complicata, questo è abbastanza facile da capire, anche se ci si ferma per poco. La Old Town dentro le mura è divisa in 4 quartieri ben distinti, con la parte musulmana molto più popolosa delle altre. Queste 4 parti non sono però dei ghetti e in realtà, come anche nel resto nella città nuova, musulmani, cristiani e ebrei sono mischiati tra loro e direi che si odiano cordialmente. La presenza di poliziotti e militari è molto invadente ma necessaria, anche se gli attentati sono diventati molto più rari che in passato ( ma comunque ce ne sarà uno durante la mia permanenza, un ragazzo ebreo accoltellato a morte da un palestinese vicino al Muro Occidentale ). La città vecchia dal punto di vista geografico fa parte di Gerusalemme Est, che anche se per gli israeliani ebrei non esiste è in teoria la parte palestinese e cristiana della città ( ma ormai abitata anche da oltre 200mila coloni israeliani ). E’ una delle questioni più controverse del conflitto ed è ben lontana dall’essere risolta.
Religione e spiritualità dominano la vita di tutti qui, sia locali che turisti. Ovunque tu vada c’è sempre qualche gruppo di pellegrini cristiani che sta andando da qualche parte, fedeli musulmani che vanno a pregare nella moschea Al-Aqsa, ebrei con strani abiti e cappelli che vanno al muro del pianto o in qualche sinagoga.
Anche le attrazioni turistiche sono praticamente tutte legate alla religione e tre di queste sono famosissime e veri e propri simboli delle tre grandi religioni monoteiste: la Chiesa del Santo Sepolcro, il Muro Occidentale ( o del Pianto ) e la spianata delle moschee con la Cupola della Roccia e la moschea Al-Aqsa. In realtà solo quest’ultima colpisce veramente dal punto di vista artistico: tutto il resto, soprattutto le chiese, è abbastanza deludente per chi si aspetta qualcosa di simile a ciò che si può vedere ad esempio in Italia. Ma qui sul serio conta molto di più “l’esperienza” ( lo so, è un termine terribilmente abusato dai viaggiatori moderni, ma in questo caso è la verità ) in questi luoghi che l’edificio in sé. Io dico sempre che i viaggi migliori sono quelli che ti cambiano, che ti lasciano dubbi e ispirazioni che continuano anche quando sei tornato, non quelli che si limitano alla visita del “bel posto” o del famoso sito dell’Unesco. Un viaggio a Gerusalemme, come a Varanasi, ti può davvero cambiare per sempre. Il Muro del Pianto si trova in un piazzale anche abbastanza brutto ( in più in questo periodo ci sono dei lavori in corso ) con in fondo un vecchio muro, ma può essere un’esperienza emozionante e per certi versi anche sconvolgente. La chiesa del Santo Sepolcro è forse quella più significativa e importante per i cristiani ma esteticamente non è nulla di eccezionale. Basta varcare la soglia però e subito si viene travolti da intense emozioni e ci si rende conto di essere in un luogo unico al mondo. Il fatto che sia effettivamente il luogo del sepolcro e della crocefissione di Gesù o meno è irrilevante secondo me. Chi ci va ci crede e questo basta. All’ingresso c’è una grande lastra di marmo che secondo la tradizione è il piano sul quale il corpo di Gesù venne unto e avvolto nel sudario. C’è sempre tanta gente in ginocchio che piange, che prega, che recita rosari. La cosa più interessante da fare secondo me è mettersi in un angolo ad osservare il viavai dei turisti e dei religiosi, le ombre, ascoltare le preghiere in tutte le lingue del mondo. Stranamente non ci sono controlli di sicurezza e quindi c’è una relativa libertà di fare quello che ti pare all’interno. La spianata delle moschee per motivi di sicurezza è aperta ai non musulmani solo poche ore al giorno ( e lì invece i controlli sono molto accurati e possono esserci lunghe code ) e quindi c’è poco misticismo e l’atmosfera è più quella della visita alla classica attrazione turistica. In più i non musulmani non possono entrare né nella Cupola della Roccia né nella moschea di Al Aqsa.
Contrariamente ad altre città molto antiche e ricche di storia, come Roma o Istanbul ad esempio, Gerusalemme è teoricamente visitabile anche in un paio di giorni: praticamente tutti i siti più famosi sono nella città vecchia o poco fuori e raggiungibili a piedi. Non lo consiglierei, perché il vero fascino di questa stupefacente città secondo me si può cogliere solo dopo qualche giorno di immersione totale in quella magica atmosfera, ma se proprio non si ha tempo è fattibile. In particolare secondo me è molto interessante vedere i vari luoghi importanti in differenti momenti del giorno: il Santo Sepolcro all’alba è incredibile, così come il venerdì pomeriggio quando c’è una folla pazzesca, o quando si celebrano messe ortodosse con i monaci che cantano. Il Muro del Pianto è bellissimo di notte ( come tutta la città vecchia del resto ) o la mattina presto, ma anche il sabato mattina quando gli ebrei ortodossi indossano i loro abiti migliori e i grandi cappelli di pelliccia, oppure quando si celebrano i bar mitzvah e c’è una bella atmosfera di festa. Il quartiere ebraico quando c’è lo shabbat diventa una vera e propria ghost town. La Via Dolorosa certi giorni è un impressionante fiume di persone, con strani gruppi di pellegrini di ogni razza e nazionalità possibile, alcuni la fanno tutta portando grosse croci.
Secondo me è anche sensato dedicare un giorno o due solo all’esplorazione della città vecchia e delle zone limitrofe , lasciando perdere le attrazioni turistiche e girando senza meta. Fermandosi a berè tè alla menta o caffè speziato arabo da qualche parte. O a gustarsi un pita falafel e una birra sdraiati sotto un olivo nei prati lungo le mura o il miglior hummus della città in quel ristorantino di fronte alla porta di Damasco. Osservare la gente, che è particolarmente variopinta, c’è davvero tutto il mondo e persone di ogni tipo. Seguire un gatto, sono tanti, molto belli e amichevoli. Fermarsi qualche minuto ad ascoltare quel tizio haredi che suona musica folk ebrea o quella ragazza in tunica che suona l’arpa dentro la porta di Jaffa.
O salire la mattina molto presto a Betfage, sul monte degli Ulivi, seguendo i sentieri tra le bianche tombe dei cimiteri ebraici. E’ qui che secondo l’antico testamento Dio farà rinascere i morti alla fine dei tempi. Ci si può sedere su una roccia e immaginare di essere un soldato romano che attende l’ordine per l’attacco decisivo durante l’assedio della città, un evento che segnerà la storia del mondo antico. O un soldato arabo in fuga che si ferma un attimo ad osservare la città in fiamme caduta in mano Israeliana dopo la disfatta nella Guerra dei Sei Giorni. Oppure di essere uno degli apostoli che si prepara ad entrare in città la domenica delle palme. E poi scendere tra gli ulivi millenari e cercare, umilmente, di capire il momento di debolezza di Gesù.
Tra le zone di Gerusalemme Est che ho preferito c’è sicuramente il Monte Sion, che si trova fuori dall’omonima porta, dove c’è una bella vista sulla città e le mura, bei giardini e un ambiente pacifico. Ci sono anche dei famosissimi monumenti , come la tomba del Re Davide, il Cenacolo ( o meglio uno dei possibili siti dell’ultima cena, non c’è certezza ) e la Basilica della Dormizione di Maria. C’è anche un piccolo cimitero dove si può andare a posare un sasso sulla tomba di Oskar Schindler e chiedersi:”ma io sarei disposto a rischiare la mia vita per salvare quella di altri?”. Mi sono anche perso un paio di volte alla ricerca di un’antica chiesa cristiana dell’epoca degli apostoli ( che non ho trovato, il video su youtube era bello ma non spiegava come arrivarci ). Poi si può camminare lungo le mura, tra le rovine della Gerusalemme del Re Davide e di Salomone e scendere nella bellissima valle di Kidron, tra ulivi e sentieri che sicuramente Gesù percorse molte volte perché portavano a Betania ( che oggi è in Cisgiordania ), il villaggio di Lazzaro, Marta e Maria, citato più volte nel Vangelo.