Bom dia, bem vindo en Moçambique!

cuamba

Ilha de Moçambique, Moçambique

Il passaggio di confine e’ stato molto meno “avventuroso” del previsto, anche se comunque la prima parte l’ho fatta sul retro di un furgoncino e la seconda in Mozambico su strada sterrata piena di buche. In mezzo dieci chilometri di ciclo/taxi.

L’ultimo posto dove mi sono fermato in Malawi e’ stata Mangochi, l’ennesima citta’ squallida e deprimente che ho visto in Africa. Per andare al confine bisogna prendere un ciclotaxi e farsi portare al di la’ del ponte, e quindi salire su qualche pick up o furgoncino che va a Chiponde. Al confine c’e’ una ressa pazzesca di ragazzi ciclisti che si scannano anche qui per accaparrarsi i clienti. I due uffici dell’immigrazione sono abbastanza lontani e poi passato quello mozambicano bisogna raggiungere la prima citta’, Mandimba, che dista piu’ di 5 chilometri, quindi farla a piedi o aspettare un improbabile passaggio in camion e’ improponibile. Mi mangio un piatto di patatine fritte, cambio i soldi in banca ( e perdo qualcosa anche stavolta perche’ mi danno meno del cambio ufficiale che avevo controllato su internet ) e quindi prendo un bel “chapa” ( minibus ) per Cuamba.

La prima cosa che noto in questo paese e’ che i mozambicani sono piuttosto diversi dagli altri africani che ho conosciuto, e hanno decisamente qualcosa di europeo, malgrado il colore della pelle scurissimo sia sicuramente africano. Quindi mi accorgo che per la prima volta da quando ho messo piede in suolo africano le persone parlano la loro lingua e io… capisco qualcosa!! OK, se parlano veloce capisco si’ e no il 20%, ma e’ gia’ qualcosa, e comunque con un po’ di italiano e qualche parola di spagnolo riesco a farmi capire. In ogni caso in questi giorni cerchero’ di impegnarmi ed arrivare a Maputo con un minimo di portoghese in saccoccia, almeno le cose piu’ semplici.

Un’altra cosa che ho notato durante questo passaggio di confine e’ l’estrema poverta’ di queste terre. Non penso di sbagliarmi dicendo che, al di la’ di paesi teatri di guerre, questa e’ una delle zone piu’ povere del pianeta. E’ una poverta’ che forse non fa impressione come quella dell’India, che a volte ti colpisce come un pugno nello stomaco, ma che si vede chiaramente negli sguardi, a volte disperati, delle persone. Mentre aspetto sul cassone del camioncino si avvicina un mendicante messo veramente male, ha lo sguardo allucinato ed e’ madido di sudore: capisco subito che ha la malaria ( cosa che mi viene confermata da un tizio sul furgoncino ), e che questo potrebbe essere il suo ultimo giorno di vita. Le rive del fiume Shire hanno la poco invidiabile fama di essere tra le zone piu’ malariche dell’Africa ( e di conseguenza anche del mondo ), e qui ancora moltissima gente muore ogni anno per questa malattia che potrebbe essere facilmente sconfitta per sempre ( ma non senza un vero sforzo degli Stati Uniti e dell’Europa ).

Il viaggio in chapa e’ stato quantomeno bizzarro, c’era un clima da gita al mare veramente simpatico. Molti che arrivavano da Lichinga nella sosta a Mandimba hanno fatto scorta di gin “rhino” e dopo un’ora sono gia’ tutti ubriachi, soprattutto le donne, che pero’ sono intonate e cantano belle canzoni in portoghese. Tra risate e canzoni ( e dopo l’immancabile gomma bucata ) arrivo quindi a Cuamba dove dopo pochi metri vengo fermato da tre poliziotti che vogliono vedere il mio passaporto e controllare quello che ho nello zaino. Mi fanno svuotare tutto e controllano ogni cosa, neanche il piu’ fiscale poliziotto americano dell’aeroporto di New York mi avrebbe fatto una perquisizione cosi’ accurata. Ad un certo punto mi sembra di essere in un film: uno fa il poliziotto cattivo, l’altro fa quello buono e l’ultimo se ne sta in disparte a guardare. Penso che magari siano alla ricerca di un “regalo” ma invece alla fine mi congedano con cortesia e mi indicano la pensao che stavo cercando. Vado alla stazione e scopro che il treno per Nampula dell’indomani non ha piu’ posti liberi di seconda classe, ma non mi va di passare un giorno intero in questa citta’ ( che, manco a dirlo, e’ squallidissima ), quindi prendo quello di terza. Per rincuorarmi mi dico:”cazzo, non puo’ essere peggiore del camion di bestiame che ho preso nel nord del Kenya!”.

In serata mi faccio un giro in citta’, mi bevo qualcosa e ritorno presto in albergo, qui non c’e’ proprio nulla da fare ( ma almeno questa non e’ la capitale del paese come Lilongwe, dove alle 7 di sera e’ tutto chiuso e non c’e’ anima viva in giro ).

info utili

A Mangochi mi sono fermato all’Exil gh vicino alla stazione dei bus, 1500 kw camera con bagno, ventilatore e grosso ragno nel lavandino. Ciclotaxi per il ponte sul fiume Shire, 50 kw. Furgoncino per Chiponde, 700 kw, 1 ora. Ciclotaxi da Chiponde a Mandimba, con sosta al confine mozambicano, 350 kw. Si possono cambiare i soldi al confine, i tipi lavorano con la polizia quindi non c’e’ rischio di giochi di prestigio o cose del genere. Volendo c’e’ la banca a Mandimba ma il cambio e’ leggermente peggiore. Tassa di ingresso in Mozambico, 60 meticais. Chapa per Cuamba, 3.30 ore, 175 mc.

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