Shillong, Meghalaya, India
La strada tra Mokokchung e Tuensang e’ davvero pessima, quasi tutta sterrata e piena di buche, e malgrado siano solo 4 o 5 ore in sumo e’ un viaggio piuttosto faticoso e impegnativo. Questa e’ una zona del Nagaland davvero selvaggia e incontaminata ( sotto tutti i punti di vista ) e nell’intero tragitto incrociamo solo tre o quattro jeep. Ma ci sono parecchie persone che vagano tra queste giungle a piedi, donne con il caratteristico cesto sulle spalle ( in cerca di erbe o legna ) e uomini che vanno a caccia. Alcuni usano dei moschetti veramente vecchissimi, roba che dalle nostre parti non si vede in giro dall’ottocento. Quasi tutte le citta’ del Nagaland si trovano in cima a delle colline, e Tuensang non fa eccezione. E’ una citta’ piccola e compatta che si e’ sviluppata attorno ad un piccolo centro dove c’e’ il mercato, la stazione di polizia e la circuit house. Non e’ un posto particolarmente interessante ( al di la’ del piccolo mercato dove oltre a larve e insetti si possono trovare anche topi della giungla e vari animali selvatici, gatti compresi ) ma merita sicuramente una visita perche’ nei dintorni ci sono diversi villaggi ancora molto tradizionali, tra i quali il piu’ accessibile e’ senza dubbio il tuensang village, che si trova a circa 5 km dalla citta’ e puo’ essere raggiunto sia a piedi che in taxi collettivo. Malgrado sia abbastanza vicino alla citta’ e tutti gli abitanti siano stati convertiti al cristianesimo, questo villaggio si mantiene ancora molto tradizionale, sia per quanto riguarda le capanne e le abitazioni ( quasi tutte in stile naga, con grossi teschi di mithun sulle facciate ) che per la cultura e per la forte identita’ tribale. I giovani vestono abiti occidentali ma gli anziani, soprattutto le donne, indossano abiti tradizionali e le caratteristiche coperte naga che identificano la tribu’. Alcune di queste donne hanno i caratteristici tatuaggi sul viso, nella fronte e sul mento. E’ evidente che in questo villaggio hanno visto ben pochi stranieri, i bambini mi seguono divertiti e gli adulti mi osservano con sospetto. Nessuno apparentemente parla inglese e non trovo la solita gentilezza e ospitalita’ naga che avevo apprezzato in altre zone ( ma credo sia stata solo diffidenza, e’ comprensibile che persone che non hanno mai visto dei viaggiatori non capiscano chi siamo e cosa ci facciamo nel loro villaggio ) quindi preferisco non fermarmi troppo a lungo e decido di non fare foto ravvicinate alle persone.
Viaggiare in Nagaland e’ veramente una cosa tutt’altro che semplice, e il mio progetto di raggiungere Kephire, Phek e il lago Shilloy si dimostra subito irrealizzabile, tutti i pochi mezzi disponibili sono prenotati per giorni, e la zona e’ davvero troppo remota e selvaggia per tentare un improbabile autostop. Non mi resta che tornare a Kohima, dove spero almeno di riuscire a fare un paio di escursioni tra le colline del sud ( anch’esse selvagge ma teoricamente piu’ facili raggiungere ). Il viaggio si rivela piu’ lungo del previsto e molto faticoso, e come se non bastasse quando arrivo in citta’ trovo tutti gli alberghi pieni ( e’ natale… ). Fortunatamente un tizio si offre di aiutarmi ( malgrado siano indiani qui ti aiutano disinteressatamente, nessuno ti chiede nulla, anzi puo’ accadere che ti offrano anche la cena… ) e dopo vari tentativi mi trova una sistemazione in una bettola non lontana dal centro. A questo punto, stremato dopo 12 ore di viaggio in sumo e piu’ di un’ora in giro a Kohima a cercare un albergo con lo zaino sulle spalle, decido che ne ho abbastanza del Nagaland, paese bello e intrigante con gente simpatica e ospitale ma virtualmente impossibile da girare in questo periodo ( a meno che non si giri con un mezzo proprio ).
Un’escursione nella vagamente “famosa” Dzukou valley pero’ voglio farla, anche perche’ l’amico ungherese mi ha disegnato una dettagliata mappa della zona e non voglio perdere un’occasione del genere. Lui e’ riuscito a fare questo itinerario solo grazie ad un amico naga, in genere l’escursione classica segue un altro sentiero piu’ facile ma piu’ lungo. Fortunatamente il punto di partenza, il piccolo villaggio angami di Jakhama, e’ facilmente raggiungibile in sumo da Kohima e arrivo la mattina presto all’attacco del sentiero. Dopo una breve parte lungo una carrareccia riesco a trovare il sentiero tra l’erba alta e mi inoltro nella fitta giungla. La parte centrale e’ una faticosa salita di circa due ore su un sentiero molto ripido. L’umidita’ e’ quasi insopportabile, anche se non fa molto caldo. A meta’ strada incontro un gruppo di giovani cacciatori con i quali scambio un saluto e quattro chiacchiere, ovviamente sono molto sorpresi di vedere uno straniero da solo in una zona cosi’ remota del Nagaland e mi chiedono come diavolo sono riuscito a trovare questo sentiero. Infine raggiungo una sella a circa 2700 metri e la fatica della salita viene premiata dalla meravigliosa visione delle verdissima valle, che e’ interamente disabitata ed incontaminata. La Dzukou valley e’ famosa per le fioriture primaverili dei gigli, ma anche in questa stagione e’ molto affascinante. La giornata e’ perfetta, mi siedo per un po’ su un promontorio dal quale si puo’ godere di un’ampia vista di gran parte della valle, che si estende per diverse decine di chilometri tra il Nagaland e il Manipur. Non c’e’ nessuno, una dolce brezza primaverile mi accarezza il viso, mentre le ombre delle nuvole danzano tra le colline. Davvero una giornata perfetta.
info utili:
-sumo Mokokchung-Tuensang:4/5 ore, 250 r
-traveller’s inn a Tuensang ( l’unico hotel, l’altra opzione e’ la circuit house ):400 r
-sumo Tuensang-Kohima:12 ore, 500 r
-sumo Kohima-Jakhama ( stand vicino alla pr hill ): 1 ora, 40 r