Lunglei, Mizoram, India
Lasciata la Citta’ Santa mi lascio alle spalle anche l’India “classica”, attraverso in treno gran parte del nord del paese e mi dirigo senza indugi verso il selvaggio Nord Est, il mio principale obiettivo di questo viaggio. Le 26 ore di treno verso l’Assam sono state meno faticose del previsto, in questi treni indiani se si viaggia nella classica sleeper class non ci si annoia di certo, tra simpatici compagni di viaggio, mendicanti di ogni tipo, incantatori di serpenti ( si’, esistono ancora, non e’ un falso luogo comune sull’India ), trans, sadhu di ogni setta possibile e pittoreschi venditori ambulanti. Faccio solo una breve tappa di qualche ora a Guwahati, citta’ piuttosto anonima e sporca che non mi lascia certo una buona impressione, malgrado la bella vista sul maestoso fiume Brahmputra e un’interessante visita ad un tempio affolatissimo che contiene un grosso lingam di granito. Quindi prendo un altro treno e in circa 5 ore sono in Nagaland, precisamente nella citta’ di Dimapur, una localita’ di scarso interesse considerata la capitale commerciale della zona. Appena scendo dal treno vengo bloccato subito da un paio di poliziotti che mi spiegano gentilmente che e’ necessario registrarsi e lasciare delle fotocopie del passaporto ( se venite da queste parti portatene un bel po’, le chiedono spesso ). Dopo qualche iniziale difficolta’ a causa di indicazioni sbagliate riesco a trovare un buon hotel per la notte e quindi l’indomani parto in autobus per Kohima, la capitale dello stato, che si trova arroccata su alcune colline a circa 1500 metri di quota. La citta’ e’ bella e piuttosto particolare, con belle case colorate e un notevole panorama sulle vallate. Non ci si mette molto a capire che questo stato e’ molto diverso dagli altri dell’India: le persone hanno tutte o quasi ( ci sono ovviamente alcuni indiani soprattutto del West Bengal e del Bihar che sono qui per lavoro ) i tratti caratteristici del Sud-Est Asiatico, a prima vista direi che sono molto simili ai birmani; l’inglese e’ praticamente la lingua semi-ufficiale ( nelle scuole non insegnano l’Hindi ) e soprattutto i giovani lo parlano perfettamente senza inflessioni o accenti; tutti vestono abiti occidentali, anche le donne che sono in genere molto eleganti; le persone sono molto gentili e ospitali, spesso al limite del surreale, sono totalmente disinteressate ai tuoi soldi e invece realmente interessate a conoscere gente di altri paesi, che praticamente vedono solamente nei giorni del festival ( e nella maggior parte dei casi sono turisti che ovviamente se ne stanno rintanati nei loro alberghi o vanno in giro con le guide ). E’ abbastanza comune incontrare perfetti sconosciuti che si offrono di aiutarti in qualsiasi cosa, che ti invitano a casa loro o che insistono per offrirti il pranzo o da bere; le donne sono davvero molto belle, penso le piu’ belle che abbia mai visto in Asia, malgrado le asiatiche non siano proprio il mio genere; nei mercati, come in altri paesi del Sud Est Asiatico, si vendono strani animali ( del tipo che e’ meglio non chiedere cosa sono ); la religione predominante e’ il cristianesimo ( protestante ) e nei negozi si vendono addobbi natalizi e biglietti di auguri per le feste.
Il primo impatto con questo paese e’ stato per me sicuramente positivo, mi piace molto viaggiare in posti dove la gente e’ onesta, amichevole ed ospitale, ma potrei capire anche la “delusione” di qualcuno che viene qui con in mente le immagini e i documentari del NG, pensando di arrivare in un posto dove ci sono selvaggi seminudi con le piume sulla testa, e trova invece un paese relativamente moderno dove, un po’ come nel Borneo, i tempi degli headhunters sono finiti da un pezzo. In realta’ ho trovato diverse cose in comune tra la cultura tribale Naga e quella del Borneo, anche se mi sembra evidente che non ci sono mai stati dei contatti, entrambi i gruppi hanno vissuto in luoghi isolati e inaccessibili per gran parte della loro esistenza. In primo luogo c’e’ il culto di questo strano uccello, il bucero ( hornbill ), considerato da entrambi una specie di animale mitico e le cui penne venivano usate come ornamento. Poi ci sono diverse similitudini per quanto riguarda il modo di combattere tra le varie tribu’, compresa l’usanza di tagliare la testa al nemico ed appenderla fuori dalla capanna. Perfino il “machete” usato e’ quasi identico. Ci sono anche alcuni abiti tradizionali molto simili, i tatuaggi, il taglio dei capelli. E stranamente anche anche il destino delle due culture e’ stato abbastanza simile, dimenticate e spesso in parte rinnegate per seguire la religione cristiana bigotta e puritana portata dai missionari inglesi e americani. Certo ci sono anche delle differenze, questa e’ un’India strana ma e’ pur sempre l’India, e la ricchezza, l’efficienza e la modernita’ della Malesia per ora sono ancora un miraggio lontano.
Non ho molto da scrivere sull’Hornbill Festival, il “festival dei festival”, mi e’ piaciuto ma forse me l’aspettavo se non proprio tribale un po’ piu’ “rustico”, e con maggiore partecipazione dei locali. E’ sicuramente un’occasione unica per conoscere meglio questa affascinante cultura ( direi senza dubbio una delle piu’ interessanti tra quelle tribali ) e per scattare foto memorabili, ma e’ fondamentalmente uno show turistico, e nemmeno troppo avvincente ( anzi onestamente ho trovato i vari programmi culturali e le danze un po’ noiosi ). In ogni caso gli abiti tradizionali sono fantastici, si incontra molta gente simpatica ed interessante e il villaggio si trova davvero in una splendida posizione in cima ad una collina. Bellissimo l’arrivo di tutte le 12 tribu’ al mattino: in fila indiana raggiungono l’arena, si posizionano nei posti assegnati e quindi gridano i vari urli di guerra. Stranamente non c’era moltissimo pubblico, l’unico giorno in cui c’e’ stato davvero il pienone e’ stata la domenica, anche perche’ a quanto pare la cosa piu’ interessante per i naga era la competizione del lardo e del peperoncino piccante. Queste gare sono veramente impressionanti: in quella del lardo i concorrenti devono mangiare quanto piu’ lardo possibile in un minuto, anche se nella vera gara nei festival locali si tratta di mangiarne piu’ possibile. Sembrera’ impossibile ma riescono a mangiarne anche 5/6 chili! Il tizio che ha vinto ne ha mangiati circa due in un minuto e non sembrava particolarmente provato, quindi la cosa e’ credibile. La gara del peperoncino piccante e’ quella piu’ pazzesca e divertente. Il peperoncino naga ( naga king chilli ) e’ stato dichiarato il piu’ piccante del mondo, e si tratta di mangiarne il piu’ possibile in venti secondi. Io ne ho assaggiato un pezzettino e ho avuto le lacrime agli occhi per 10 minuti, e’ veramente piccantissimo. Questi folli ne mangiano moltissimi, quello che ha vinto ne ha fatti fuori 15! Finita la gara ufficiale il presentatore invita anche i turisti a provare, si presentano alcuni indiani e un israeliano, che incredibilmente vince la gara ma poi stara’ malissimo per un bel po’. Un altro israeliano che ho incontrato a Kohima mi ha detto che non c’e’ da sorprendersi, gli israeliani sono abbastanza fuori di testa per fare cose del genere. A Kohima ho incontrato diverse persone interessanti, sia locali che stranieri, tra le quali due tostissimi viaggiatori che stavano nel mio stesso albergo nella stanza di fronte alla mia. Michael e Pip, uno svedese e l’altro inglese, si sono conosciuti molti anni fa proprio in India e da allora hanno viaggiato spesso insieme, soprattutto in Asia tra l’India, il Pakistan e l’Afghanistan. Passero’ qualche bella serata insieme a loro e con dei loro amici di Kohima a parlare di viaggi, donne e avventure varie, entrambi sono una fonte inesauribile di aneddoti interessanti e divertenti. Dopo qualche giorno pero’ ho dovuto mollarli, bevevano davvero come spugne e non ce la faccio piu’ a tenere certi ritmi. In realta’ il Nagaland in teoria dovrebbe essere uno tra gli stati proibizionisti dell’India ( i famigerati “dry states” ) piu’ conservatori, ma l’alcol circola abbastanza liberamente, ci sono dei “bar” nel retro di alcuni ristoranti ed e’ abbastanza comune vedere gente che beve whisky alle 7 di mattina e incontrare ubriaconi bonariamente molesti la sera. La prima sera che passo con Michael e Pip ci invitano in una specie di bar dove delle simpatiche donne preparano la birra di riso locale. Tra una risata e l’altra ci “sfidano” a berne qualche caraffa: alla fine le caraffe saranno ben 13, a quanto pare una specie di record del locale.
info utili:
-sumo Sonauli-Gorakpur: 150 rupie, 2 ore
-treno Gorakpur-Varanasi: 140 r, 5 ore
-Ganga Fuji Home a Varanasi: 250 r
-treno Varanasi-Guwahati: 350 r, 26 ore
-treno Guwahati-Dimapur: 130 r, 5.30 ore
-Brahmputra hotel a Dimapur: 350 r
-autobus Dimapur-Kohima: 70 r, 3 ore
-Capital Hotel a Kohima: 400 r, squallido e caro per cio’ che offre, se non c’e’ il pienone per il festival meglio sceglierne un’altro, ce ne sono una decina sulla via della stazione
Il festival si svolge in un villaggio a circa 13 km da Kohima, si puo’ raggiungere senza svenarsi con i carissimi taxi prendendo un bus per PR Hill ( 5 r ) e quindi un sumo/taxi collettivo per il festival ( 50 r )