( Sumatra, Indonesia )
“Do you remember the good old days before the ghost town
We danced and sang as the music played in any boomtown” ( Ghost Town, The Specials )
“Tuk Tuk? It’s surreal…”
Questo era il classico commento che avevo letto e sentito da altri viaggiatori a proposito di Tuk Tuk, il centro turistico dell’isola di Samosir, nel Lago Toba. Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma in effetti il termine surreale descrive bene l’ambiente di questo villaggio, che ha vissuto un percorso turistico opposto rispetto a quello di molte località del Sud Est Asiatico, diventate praticamente infrequentabili a causa dei troppi backpackers e turisti. A Tuk Tuk il boom turistico c’è stato molti anni fa, era una delle tappe classiche per gli hippies degli anni 70 e per i viaggiatori festaioli degli anni 80/90, ma ad un certo punto qualcosa è cambiato, i viaggiatori hanno iniziato a preferire altre mete e gli alberghi si sono svuotati. Oggi il villaggio sembra veramente una città fantasma: ci sono tanti alberghi con decine stanze, negozi di souvenir, ristoranti, pub, ma sono tutti vuoti. Solo nei weekend Tuk Tuk si anima un po’ con i turisti di Medan in cerca di pace e refrigerio. In ogni caso il posto è magnifico, e dal mio punto di vista il fatto che non ci venga più quasi nessuno e che non sia più nel banana pancake trail è più che positivo ( forse i commercianti e albergatori di Tuk Tuk su questo avrebbero qualcosa da obiettare ), e debbo dire che anche gli altri viaggiatori che ho incontrato erano d’accordo. Se poi ci aggiungiamo prezzi bassissimi, temperatura dell’aria e dell’acqua ideali e persone simpatiche, ecco che la strana atmosfera di Tuk Tuk diventa qualcosa di molto piacevole.
Il lago Toba è il più grande dell’Indonesia ed è in realtà l’enorme caldera di un supervulcano. L’eruzione che generò questo lago, stimata a circa 70.000 anni fa, fu la più catastrofica nella storia recente della terra, e secondo alcuni studiosi causò notevoli cambiamenti climatici e influì sensibilmente anche sull’evoluzione umana. In pratica l’eruzione più devastante documentata, quella del Tambora nell’isola indonesiana di Sumbawa, che nel 1815 causò “l’anno senza estate” in tutto il mondo, in confronto fu una cosa da nulla. Il vulcano è ancora attivo anche se al momento fortunatamente non sembra essere una minaccia. Inutile dire che una nuova eruzione sarebbe devastante e potrebbe causare un vero apocalisse ( che molto probabilmente non ci sarà alla fine del 2012 ). Il lago è lungo 100 Km e largo circa 30 Km, e al suo interno c’è una grande isola chiamata Samosir. Nell’isola di sono molti villaggi Batak e alcuni piccoli centri urbani come Tomok, Ambarita e Pangururan. Il centro turistico si trova concentrato nella piccola penisola chiamata Tuk Tuk, che si trova di fronte a Parapat, la città dalla quale partono i ferry per l’isola. Samosir è abitata quasi esclusivamente dai Toba Batak, un gruppo etnico molto interessante famoso soprattutto per l’ardita architettura delle abitazioni e per il cannibalismo. Questi Batak dovrebbero essere il gruppo originale, che poi si è diviso in altri 6 che si sono stabiliti nell’area centrale di Sumatra. Malgrado possano essere considerati i “nativi” dell’isola in realtà vengono da altre zone dell’Asia e dell’Estremo Oriente, forse da Taiwan o dalle Filippine. Non si sa quasi nulla della loro storia prima del 1800, quando i primi esploratori iniziarono a descrivere la barbarie dei loro terribili rituali. Oggi la loro cultura è uno strano e interessante mix delle antiche credenze animiste e di quelle occidentali portate dai colonialisti e dai missionari, e ovviamente le loro abitudini culinarie sono cambiate.
L’atmosfera surreale di Tuk Tuk rende molto pigri, puoi passare giornate intere sotto una palma ( o all’ombra del tetto a punta della tua bella Batak house ) in riva al lago, facendoti ogni tanto qualche buon bagno e bevendoti qualche bintang ( non troppe perché la birra è forse l’unica cosa che costa molto ). Parecchia gente arriva per stare due giorni e si ferma per una o due settimane. Ma nell’isola ci sono molte belle cose da vedere e sicuramente merita un giro approfondito. Ci sono volendo dei minitrek possibili ma senza dubbio i mezzi migliori per esplorare l’isola sono la MTB e il motorino, affittabili facilmente a Tuk Tuk. Io ho optato per la seconda soluzione e mi sono divertito molto, le strade costiere sono stupende, così come i villaggi Batak e la giungla nella parte interna dell’isola. Gli itinerari possibili non sono molti: il più semplice e forse interessante è quello verso nord, ci si ferma subito ad Ambarita ( stone chairs e execution block ), quindi a Simanindo ( museo e villaggio tradizionale “turistico”, dove ogni giorno mettono in scena delle danze ), fino a raggiungere la punta settentrionale di Samosir. Si può poi proseguire fino a Pangururan, il centro urbano più grande dell’isola, e volendo ritornare sulla terraferma attraversando il ponte, dove ci sono delle sorgenti calde ( che non ho visto ma mi hanno detto che non sono belle come quelle di Berastagi ). A quel punto se si ci si sente avventurosi si può provare a prendere la strada che taglia il centro dell’isola, in gran parte sterrata e in pessimo stato ( mi sono impantanato due volte ), che però merita sia per l’ambiente selvaggio che per i villaggi. Ci sono due laghi molto pittoreschi. Un tizio mi ha detto che fino a pochi anni fa in questa zona c’erano moltissime piantagioni di marjuana, ma poi il governo decise di contrastare in modo serio i trafficanti, e oggi resta solo qualche piccolo coltivatore che cerca di arrotondare i magri guadagni dell’agricoltura. Infine si ritorna sulla strada costiera che in breve ci riporta a Tomok e quindi a Tuk Tuk. Lungo questo itinerario si possono osservare molti villaggi tradizionali Batak, che sono caratterizzati da un’architettura molto affascinante delle case, che colpiscono soprattutto per i tetti a forma di scafo di nave. Secondo la leggenda i Toba Batak iniziarono a costruire queste particolari abitazioni dopo aver visto per la prima volta le navi dei colonialisti olandesi. Queste case sono costruite in legno in tre sezioni: prima si piantano dei pali a terra per rialzare la struttura, quindi si costruisce l’abitazione vera e propria, costituita da un unico grande ambiente tipo long house – dove possono vivere fino a 4 famiglie – e infine si realizza l’ardito tetto che originariamente era di paglia ma è stato in molti casi sostituito dalla più pratica e resistente lamiera. Si possono poi decorare in vari modi, alcune sono davvero spettacolari. Non mancano elaborati disegni tribali, travi scolpite e figure diaboliche che dovevano proteggere la casa dagli spiriti. La particolarità di queste costruzioni è che sono realizzate completamente con incastri, senza usare chiodi. I villaggi in genere hanno una decina di case disposte in file parallele, al centro c’è una specie di grande piazza. Nelle vicinanze ci sono spesso grandi tombe, anch’esse costruite con elaborate architetture Batak. I Toba Batak sono molto amichevoli, e in realtà nei villaggi più piccoli non si ferma quasi nessuno, quindi malgrado i turisti frequentino l’isola da più di vent’anni sono ancora in gran parte incontaminati.
Se l’itinerario verso nord è il più interessante dal punto di vista culturale, quello verso sud è sicuramente più bello dal punto di vista panoramico, con vari scorci spettacolari sul lago Toba. A Tomok però c’è l’attrazione turistica più interessante dell’isola, la tomba del Re più famoso nella storia Batak. Intorno ci sono belle case tradizionali, un piccolo museo e un mercatino di souvenir. Si può quindi proseguire sulla costiera, fino a Nainggolan o oltre, dove il panorama è davvero spettacolare e ci sono bellissimi prati dove la gente si ferma a fare dei pic nic. Pangururan è piuttosto lontana, quindi è meglio ritornare a Tuk Tuk per la stessa strada.
Info utili:
Opelet Berastagi-Kabanjahe: 15 minuti, 3000 r
Bus Kabanjahe-Pematang Siantar: 2.30 ore, 10000 r
Bus Pematang Siantar-Parapat: 1 ora, 8000 r
Traghetto per Tuk-Tuk: 20 min, 7000 r – una volta a bordo verrete sicuramente approcciati dai touts che vorranno portarvi nella loro guesthouse, ma ce ne sono talmente tante, tutte vuote e a buon mercato che veramente basta scendere e farsi un giro. Il traghetto si ferma in vari punti della penisola, bisogna dire ai tizi dove si vuole scendere.
Abadi guesthouse: 30000 r – c’è sicuramente di meglio ma il prezzo era buono e il ristorante-terrazza ha una delle viste migliori di Tuk Tuk.
Motorino in affitto: 70000 r al giorno con il pieno compreso. La tizia non mi ha chiesto nulla, né documenti né anticipi.