Kashmir

Oh, let the sun beat down upon my face
And stars fill my dream
I’m a traveler of both time and space
To be where I have been
To sit with elders of the gentle race
This world has seldom seen
They talk of days for which they sit and wait
All will be revealed

Kashmir – Led Zeppelin

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Il Kashmir, secondo i miei strampalati piani di viaggiatore alle prime armi agli inizi degli anni 90, doveva essere il primo posto che avrei dovuto visitare dell’India. Io e un amico eravamo a Peshawar, in Pakistan, e il progetto era di risalire tutta la valle dello Swat e attraversare l’Hunza fino al confine con l’India. Non era un confine ufficiale ma in quegli anni era possibile passarlo in condizioni normali. O almeno così avevamo sentito da qualcuno, all’epoca spesso si viaggiava così: sentivi storie da altri viaggiatori e andavi. Poi al limite se la storia non era vera cambiavi itinerario e finivi da qualche altra parte.  Purtroppo proprio in quei giorni arrivarono pessime news dal Kashmir: i combattimenti si erano intensificati e c’era grande confusione a Srinagar, alla fine decidemmo che l’idea era troppo rischiosa e dopo aver girato per un po’ nello Swat e nel Chitral ( dove comunque non ci mancò di certo l’avventura: ci fu un terremoto, attraversammo un ghiacciaio con le infradito e un canyon con un cavo d’acciaio,  incontrammo vari trafficanti di armi e droga e perfino un matto svedese che s’era fatto tutto  il Pakistan con un cammello)  tornammo sui nostri passi e entrammo in India da Lahore ( città che ricordo bellissima, chissà come sarà oggi ) attraverso il confine ufficiale di Wagah.

In seguito mi sarebbe piaciuto andarci prima possibile ma poi non so perché accantonai quel progetto e non mi venne più la giusta ispirazione. Quasi 25 anni dopo, mentre ero in giro tra le città molto “islamiche” del Nord del Karnataka, mi è venuta la pazza idea: farmi quasi tutta l’India in treno ( perché poi dovevo anche andare prima a Calcutta ) fino a Jammu e poi raggiungere la mitica Srinagar. Pochi giorni dopo comprai i biglietti del treno ( sleeper class ovviamente ) e iniziai il lungo viaggio da Hyderabad, con varie soste lungo la strada, compresa quella per i festeggiamenti dell’Holi a Varanasi.

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proprio tutta l’india… ( e non era nemmeno la prima volta! )

Il mito di Srinagar nacque negli anni settanta, quando dopo la fine del terzo conflitto Indo-Pakistano ( vinto dall’India nel Bangladesh ma che come sappiamo lasciò la questione del Kashmir ancora aperta ) ci fu un periodo di pace che consentì un certo sviluppo turistico. Srinagar era considerata da sempre una località da turismo di elite, ma evidentemente qualche hippie in cerca di qualcosa di diverso da Goa o Kathmandu deve averla “scoperta” e poi con il passaparola diventò molto popolare e una delle tappe classiche del mitico hippie trail. C’era gente che si fermava nelle house boat del lago Dal per mesi, all’epoca Srinagar e tutta la valle del Kashmir dovevano apparire davvero come un paradiso terrestre ai giovani occidentali idealisti e spensierati che arrivavano dall’Europa. In realtà dal punto di vista del paesaggio lo è ancora, anche se la massiccia presenza di militari armati fino ai denti fa capire che non è più il luogo pacifico di quegli anni. Probabilmente anche la canzone dei Led Zeppelin ( per me una delle più belle in assoluto della musica rock, che chitarra! ) che uscì nel 1975 contribuì a creare questo mito, anche se in realtà nessuno del gruppo c’era mai stato.

Il Kashmir è ancora un posto piuttosto isolato e non facilissimo da raggiungere, inoltre un’area abbastanza vasta è completamente off-limits perché territorio conteso tra Pakistan e India. Da Jammu ( città a maggioranza induista piuttosto brutta e con gente poco amichevole ) è un viaggio lungo e abbastanza caro per gli standard indiani, che si può fare con dei night bus oppure con delle jeep collettive. Secondo me è meglio farlo di giorno con la jeep ( anche se può esserci molto da aspettare e potrebbero anche non partire certi giorni ) perché il paesaggio è favoloso e quando si scollina e si entra nella Valle del Kashmir la vista è uno spettacolo che si ricorderà a lungo. C’è comunque in corso il grande progetto della Indian Railways di collegare il Kashmir al resto del Paese per il 2020, che potrebbe cambiare tutto dal punto di vista turistico nei prossimi anni, sempre ammesso che si riescano a trovare delle soluzioni politiche al conflitto.

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Anche se sono passati tanti anni arrivo nel Kashmir più o meno con lo spirito di quell’epoca: disorganizzato, un po’ spaesato e con poche informazioni sul posto, con un vecchio zaino e le scarpe da ginnastica tutte rovinate. Dal punto di vista delle informazioni in realtà non c’è molto e tutto è da verificare in zone come queste. Piove, ma questo un po’ me l’aspettavo, non è proprio la stagione ideale e anzi può fare ancora piuttosto freddo. La prima impressione è la stessa che ebbi quando arrivai nel Nord Est indiano: mi appare subito come un’India molto strana, diversissima da quella classica legata al mondo induista, con gente dai tratti quasi europei. E’ sicuramente un mondo più legato al Nord del Pakistan, all’Afghanistan o all’Asia Centrale.

Arrivo quindi sul lago Dal indeciso se fermarmi o no in una delle tante house boat che sono un po’ uno dei simboli di Srinagar: un hotel economico con vista lago mi può andar bene lo stesso. Come da copione vengo approcciato dai soliti touts e decido comunque di seguirne uno e andare a vedere un paio di queste house boat e nel caso fermarmi lì se riesco ad ottenere un prezzo onesto. Alla fine il tizio riuscirà a convincermi ( ma ne prenderò una ancorata alla riva in modo da potermi muovere liberamente ) con qualche simpatica battuta e un ottimo prezzo. E’ qualcosa di molto particolare e può essere un soggiorno molto gradevole e romantico se si è in coppia. Ho passato ore piacevolissime sulla veranda ad osservare il viavai delle barche, a suonare una vecchissima chitarra classica, a scrivere appunti e a bere il buonissimo tè locale, il tè kahwa ( ce ne sono varie versioni, è un tè verde locale con spezie tipo cannella, zafferano, cardamomo e qualche goccia di succo di limone ). Ogni tanto arriva qualcuno a cercare di venderti qualcosa o a proporsi come guida ma nulla di particolarmente sgradevole. Queste house boat non sono una tradizione locale,  ma una cosa portata dagli inglesi, però adesso sono una delle classiche “cartoline” del Kashmir e ci vivono anche molti locali.

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Anche se super-militarizzata e un po’ deturpata dalle solite brutture di cemento indiane, Srinagar resta senz’altro una città bellissima, con un lakeside fantastico degno della sua fama e una città vecchia ricca di storia e di cultura. La mattina, con la nebbia sul lago che si dirada piano e le montagne innevate del Pir Panjal che appaiono sullo sfondo, le shikara che si muovono in silenzio come in una danza,  sembra di vivere un sogno o di essere in un quadro di Turner.

I vicoli della città vecchia ( Shehr-e-Khaas ) sono molto affascinanti, tra botteghe di artigiani vecchissime, case con i balconi di legno finemente intarsiati, fumose sale da tè, strane moschee costruite con uno stile unico che non ho mai visto altrove. Le botteghe dei fornai sono bellissime: tutte annerite dal fumo sia dentro che fuori e gestite da personaggi che sembrano usciti da una storia medievale ambientata a Kabul o a Samarkanda. Il pane kashmiro poi è veramente buonissimo, quando lo mangi ci senti chiaramente tutti i sapori del forno che l’ha prodotto. Questa città vecchia si sviluppa sulle rive del fiume Jhelum e ci sono molti angoli pittoreschi vicino ai ponti e sentieri sul lungofiume dove andare a fare belle passeggiate la sera.

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In questa parte della città ci sono anche i monumenti più interessanti, visto che questo fu il nucleo originale che nacque e si sviluppò oltre 2000 anni fa ( oggi invece il centro è a circa 5 km ). Ci sono almeno 4 moschee veramente notevoli, tra le quali la grande Jama Masjid che può ospitare fino 100mila fedeli, alcuni mausolei di Santi Sufi con splendide decorazioni all’interno ( tipiche kashmire, fatte con la cartapesta ) e il famoso Roza Bal, che alcuni sostengono sia la tomba di Gesù.

Srinagar è stata in passato una delle residenze estive dei Mughal, che non hanno lasciato significativi monumenti paragonabili a quelli di Delhi o di Agra, ma dei fantastici giardini, che sono una delle grandi attrazioni turistiche della città. Il più bello e famoso è il Shalimar Bagh, il giardino dell’amore, che secondo molti è il punto più alto raggiunto da questo particolare tipo di architettura, che si ispirava a quella Persiana. Come nel caso del Taj Mahal anche questo fu un grandioso progetto dell’Imperatore che voleva dimostrare a tutti l’amore per la sua Regina, con qualcosa di eccezionale in grado di rimanere nel tempo.

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shalimar bagh

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kashmir

nishat bagh

I Kashmiri sono bella gente. Li avevo già conosciuti e apprezzati in Nepal e in altri Stati del Nord dell’India, ma stavolta ho avuto l’occasione di incontrarli nella loro terra, e non ho cambiato idea. In più in questo caso sono riuscito anche ad incontrare i tribali seminomadi e le varie comunità di pastori e montanari. Gli uomini indossano una specie di strano poncho di lana pesante a quadretti e girano sempre con un cestino con della carbonella per scaldarsi. Alcuni si tingono i capelli o la barba con l’hennè, che diventano rossi o arancioni. Le donne possono essere sia completamente velate che vestite normalmente all’occidentale, alcune sono molto belle con occhi verdissimi grandi e penetranti ( si incontrano parecchie donne sul genere della famosa afghana della foto di Mc Curry ). E’ gente molto fiera e tosta, con modi un po’ rudi ma con tratti somatici molto belli. Sono molto ospitali, ma questa non è una novità per me, è qualcosa che ho trovato quasi ovunque nei paesi di tradizione e cultura musulmana che ho visitato.

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Nessuno ne parla volentieri, ma la situazione politica e le tensioni con il Pakistan dopo anni sono di nuovo un problema e c’è molta paura. Da una parte le proteste di studenti e civili represse con violenza dai militari indiani ( che nel Kashmir hanno poteri speciali riconosciuti dalla legge indiana ), dall’altra il problema dei terroristi probabilmente addestrati e finanziati dai Pakistani, hanno creato un clima di tensione che si percepisce ovunque. Quasi tutti i civili vorrebbero la pace, ma ci si prepara quasi con rassegnazione alla prossima guerra. E va sempre ricordato che i Kashmiri, se potessero scegliere, vorrebbero un loro Paese indipendente sia dall’India che dal Pakistan.

Purtroppo la primavera che speravo di trovare già iniziata non è mai arrivata. Dopo una settimana di freddo e pioggia quasi continua a Srinagar, decido di tagliare dal mio possibile itinerario un paio di località in alta montagna dove di sicuro c’era molta neve e di provare ad andare a Pahalgam, che si trova tra le montagne ma ad una quota non altissima per gli standard Himalayani ( attorno ai 2200 m ). Le previsioni sono poco incoraggianti ma almeno un tentativo lo devo fare. Arrivarci con i mezzi pubblici non è facile, visto che la stazione dei bus di Srinagar è lontana dal centro e molto incasinata. Probabilmente c’erano anche delle Jeep che andavano da quelle parti ma non sono riuscito a capire da dove partissero. In più sulla strada ci sono spesso rallentamenti e lunghe code a causa di lavori o di controlli dei militari.

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pahalgam

kashmir

Ad Anantnag si cambia bus ( cioè si passa da uno scassato ad uno molto più scassato lentissimo ) e quindi inizia la parte piacevole del viaggio all’interno della fantastica valle del fiume Lidder, con le montagne himalayane innevate che spuntano all’orizzonte. Pahalgam è una località turistica piuttosto nota tra gli indiani perché è anche vicina ad un frequentatissimo luogo di pellegrinaggio, la grotta Amarnath dove c’è un famoso lingam di ghiaccio. In questa stagione comunque c’è pochissima gente, anche perché fa piuttosto freddo. Non so perché ma i pochi turisti che ho incontrato erano quasi tutti di Calcutta, tutti completamente intabarrati e molto contrariati per il freddo pungente. In primavera-estate questa cittadina deve essere deliziosa, ma anche adesso quando esce un po’ il sole si possono notare grandiosi scorci sulla verdissima vallata e sulle imponenti montagne himalayane. La gente è veramente tosta, hanno tutti i classici visi duri e segnati dal freddo tipici di chi vive in queste isolate valli himalayane. Qualcuno vivacchia con il turismo ma si vive soprattutto di agricoltura e pastorizia.

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Purtroppo in 3 giorni ho beccato solo qualche ora di bel tempo tra la pioggia e la neve, ma sono riuscito lo stesso a farmi qualche bella camminata, anche se non ad andare nella Aru Valley che mi sembrava molto bella dalle foto, una specie di alpeggio alpino ( ho provato a fare l’autostop ma nessuno mi ha preso ). I turisti indiani si fanno portare con i pony a Beisaran, una zona di prati sopra la città ai piedi delle grandi montagne soprannominata la “mini-Svizzera”, decido di seguirli a piedi e finisco completamente impantanato. Il posto sarebbe anche bello ma dopo 5 minuti le montagne spariscono e ricomincia a piovere.

Il Kashmir mi è piaciuto molto e mi sarei fermato volentieri qualche giorno in più, ma il maltempo mi ha un po’ depresso e ad un certo punto ho deciso di lasciar perdere e andare in Himachal Pradesh, prima nella Chamba Valley e poi a Dharamsala/Mc Leod Ganj.

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