La prima volta che andai a Rameswaram non fu molto fortunata: venni svegliato sul treno a pochi chilometri dall’isola da gente che urlava e solo dopo un bel po’ riuscii a capire che stava infuriando un ciclone ( l’uragano Nisha ) e che era impossibile attraversare l’Indira Gandhi bridge a causa delle onde alte metri. Non so ancora come ma dopo qualche ora riuscii a trovare un bus e ad arrivare lo stesso in città, completamente inzuppato tra la pioggia e l’acqua nelle strade che arrivava al ginocchio. Furono tre giorni molto umidi ( avevo l’acqua anche dentro l’hotel ) ma alla fine rimasi comunque molto colpito dal tempio ( e in qualche modo riuscii ad entrare anche nel sancta sanctorum, teoricamente vietato ai non induisti ) e dai vari rituali dei pellegrini, in particolare i bagni di purificazione sia al tempio che sulla spiaggia.
Dopo molti anni sono tornato per una visita più rilassata, in un periodo più favorevole durante la stagione secca. Nella città e nei dintorni non è cambiato granché, mentre nel tempio ci sono molti più controlli e non si può portare dentro nulla, compresi macchine fotografiche e cellulari. E’ un peccato perché l’interno del tempio è molto bello e le coloratissime decorazioni dei corridoi erano state restaurate da poco, ma ormai a causa dei problemi col terrorismo in molti templi preferiscono obbligare la gente a lasciare tutto fuori. Anche l’ingresso alla zona del lingam è molto controllata ed è difficile aggirare il divieto.
Ma il luogo più suggestivo dell’isola resta senza dubbio la spiaggia dietro al tempio, dove ogni mattina all’alba si radunano centinaia di pellegrini ( che vengono davvero da ogni parte dell’India ) per il bagno rituale. Per molti è la fine del mitico char dam, il pellegrinaggio che comprende oltre a Rameswaram altre tre famose città sante dell’India antica: Badrinath, Dwarka e Puri. Molto bello anche il tempietto di Hanuman poco fuori città, che non avevo visto la prima volta e ha una vista molto bella su tutta l’isola.
Ho girato il Tamil Nadu in lungo e in largo per più di 20 anni, ho visto quasi tutto e percorso gran parte delle strade, quindi questa volta oltre al solito mese a Tiruvannamalai e alle visite a Madurai e Rameswaram ho deciso di andare a vedere qualcosa di nuovo, un paio di città minori che ospitano però templi comunque degni di nota e molto frequentati dai locali. La prima di queste è la piccola Tiruchendur, che si trova sul Golfo di Mannar circa a metà strada tra Rameswaram e Kanyakumari.
L’unica ragione per venire in questa piccola cittadina è il relativamente famoso tempio di Murugan, uno dei pochi dedicati a questa divinità, il cui culto è diffuso molto più nel Sud Est Asiatico che in India. Murugan è il figlio di Shiva e Parvati e fratello del ben più amato e adorato Ganesh. La città è abbastanza anonima, poco più di un villaggio per gli standard indiani, tutto o quasi ruota intorno alle attività legate al tempio e al turismo di pellegrini. Anche qui come a Rameswaram i pellegrini vengono a fare i bagni rituali sulla spiaggia all’alba, anche se qui c’è molta più gente, tantissima. Poi fanno una lunghissima fila per bagnarsi con l’acqua di un pozzo sacro e infine vanno al tempio, che è veramente bello, in classico stile del Sud dell’India con l’interno mistico, cupo e claustrofobico. Non manca un bell’elefantone che benedice tutti.
Da Tiruchendur un lentissimo passenger train ( dove incontrerò tanta gente simpatica, in particolare un postino locale che andava al lavoro ) mi porta nella seconda città di questo mio minitour fuori dalle rotte più battute, Tirunelveli. Il paesaggio è molto bello, tra risaie e immense distese di saline, dove donne dai saree coloratissimi faticano sotto un sole implacabile.
La città è piuttosto brutta e sporca ma molto tradizionale Tamil e la gente ( evidentemente poco abituata a vedere degli stranieri ) è piuttosto tranquilla e gentile. E’ molto antica e ricca di storia, fu fondata probabilmente durante la dinastia dei Pandya secoli prima della nascita di Cristo, anche se non rimane molto del suo interessante passato. Ottimi thali, dosai, idli e cibo vario del Sud dell’India. C’è una parte più moderna e un’altra più antica dove si trova il grande tempio Nellaiappar, senza dubbio uno dei più belli della zona. Il sito risale all’epoca dei Pandya anche se la struttura attuale è relativamente recente ed è stata costruita dai Nayak di Madurai attorno al 1500. L’interno in particolare è molto interessante, sembra che nulla sia mai stato toccato da secoli. La sera nel sancta sanctorum mettono centinaia di lumini ad olio e l’atmosfera diventa davvero magica, tra incensi, donne in sari e affascinanti giochi di luci e ombre.
Prima di andare a Trichy, città dove sono stato molte volte e che mi ha sempre affascinato, decido di fare una bella deviazione e andare a vedere un altro tempio sempre dedicato a Murugan ma molto più famoso di quello di Tiruchendur: quello di Palani. In realtà ero già stato in questa città molti anni fa, ma non mi ero fermato: Palani è abbastanza nota anche tra i viaggiatori stranieri ma solo come luogo di transito per la mitica Kodaikanal, che soprattutto negli anni 80-90 era una delle tappe classiche per i viaggiatori zaino in spalla nel Sud dell’India. Ci si andava soprattutto per il clima fresco quasi alpino e per l’erba e i funghi allucinogeni.
Malgrado si trovi in un bel posto tra belle colline anche Palani è abbastanza brutta e molto sporca, e in più nel tempio ( che si trova proprio in cima ad una collina ) non si può entrare, è vietato ai non induisti. C’è il tipico trambusto di questi famosi centri di pellegrinaggio indiani e molta gente strana. C’è un altro tempio in una collina vicina, decido di provare a vedere se mi fanno entrare almeno in quello. E’ un vecchio tempio dedicato ad Idumbar, discepolo del grande asceta Agastya e “guardiano” dei templi di Murugan. Luogo molto pacifico, ci sono solo un vecchio bramino e tre pellegrini del Kerala che mi offrono una banana e del cocco. Bellissimo panorama sull’altra collina, sulla città e sulle Kodaikanal Hills, che costituiscono l’ultimo bastione orientale dei Ghats Occidentali.