Se stai viaggiando in India, non importa se a Nord o a Sud, prima o poi sicuramente incontrerai un backpacker con la barba da frate o un vecchio hippie con i capelli bianchi e la coda, che con un’espressione vissuta da uomo di mondo ti dirá: “…ma il Rajasthan é troppo turistico!”. E potrebbe anche aggiungere un altro classico del viaggiatore in India: “Non é la vera India!”. Sicuramente il Rajasthan é turistico, ma il problema é che poi tutti questi che si lamentano ci vanno, fanno anche loro i tour coi cammelli e le gite in barca ad Udaipur, e quindi contribuiscono a farlo diventare ancora piú turistico. Non so se esista la “vera India”, ma faccio fatica ad immaginare un posto piú “indiano” del Rajasthan. Donne avvolte da coloratissimi sarees di seta, uomini con lunghi baffi arricciati, turbanti e grossi orecchini, palazzi meravigliosi da mille e una notte, carovane di cammelli e misteriosi tribali nomadi, le case dipinte di rosa e di blu, la musica ipnotica dei flauti e dei tamburi, i deserti sconfinati e le giungle con le tigri… C’e’ un po’ tutto ció che il turista si immagina prima di visitare l’India.
E’ senza dubbio una delle regioni piú affascinanti del Subcontinente e probabilmente anche del mondo, quindi é abbastanza normale che sia molto turistica. In piú si trova relativamente vicino a Delhi e ad altre cittá che ospitano le attrazioni turistiche piú famose dell’India, come Agra e Khajuraho: i tour operator non devono sforzarsi troppo per organizzare i tour in queste zone, ormai diventati dei classici, cosí come il viaggiatore indipendente non deve perdere molto tempo tra i blog o sulla lonely planet per pianificare un itinerario. L’India non é piú quel Paese esotico e misterioso, difficile da affrontare, di qualche decina di anni fa. Ci sono ancora zone remote e relativamente incontaminate, ma un viaggio seguendo le rotte piú battute, ad esempio tra il Rajasthan, Agra, Varanasi e magari Goa ormai é alla portata di qualsiasi backpacker inesperto o turista percaso/ faidate.
Sarei un bugiardo se dicessi di non essere anch’io affascinato dalle atmosfere magiche del Rajasthan, ma in realtá non é mai stata una delle mie zone preferite dell’India e dopo averla visitata molti anni fa ( quando era molto meno turistica, ma comunque qualche vecchio viaggiatore che diceva che era troppo turistica lo incontravi anche allora ) non ho mai piú avuto il desiderio di tornarci. Solo quest’anno, in viaggio verso il tradizionale Gujarat, ho deciso di fare di nuovo un paio di tappe nello stato dei Rajput. Qualche settimana dopo, in viaggio dal Maharastra verso Agra dove mi attendeva un Jodhpur-Howrah Express per Calcutta, in cerca di un posto tranquillo per ricaricare le pile ho deciso di fermarmi per un po’ nella sonnolenta Bundi ( sulla quale scriveró un post dedicato piú avanti ).
Non tutte le cittá del Rajasthan sono turistiche allo stesso modo, ma tra tutte quella davvero fastidiosamente turistica é Jaipur, la cittá rosa. Non ci sono dubbi che questa cittá in passato sia stata meravigliosa, ma oggi é una sporca e caotica metropoli con qualche monumento di valore ma totalmente priva del fascino esotico e senza tempo di Jodhpur o Jaisalmer. E’ senza dubbio la cittá piú sopravvalutata dell’India, e forse di tutta l’Asia ( o comunque se la gioca con Luang Prabang ). Avide orde di turisti Indiani, Asiatici ed Europei, affollano le trafficate strade della cittá vecchia, inseguite da orde altrettanto avide di insistentissimi touts e rickshaw-wallahs. Ma se ad Agra le folle di turisti sono pienamente giustificate dalla straordinaria bellezza del Taj Mahal, a Jaipur si rimane abbastanza perplessi da questo fenomeno, visto che perfino il monumento piú famoso della cittá, il celeberrimo Palazzo dei Venti, non é nemmeno lontanamente paragonabile non solo al Taj ma nemmeno a molti altri monumenti dell’India meno noti.
Anche a Udaipur, una delle tante “Venezie dell’Asia”, non mancano certo i turisti e i touts, ma l’atmosfera é sicuramente piú gradevole, soprattutto se si evitano le trafficate strade del Lal Ghat e ci si perde nella decadente cittá vecchia, dove ad ogni angolo appaiono affascinanti havelis color pastello decorate con i tipici murales che raffigurano elefanti, danzatrici e Maharaja. Non é semplice godersi il favoloso tramonto sulla cittá e sui meravigliosi palazzi che si specchiano nel lago Pichola senza essere approcciati da qualche attaccabottone che ti vuole vendere delle miniature o ti vuole portare da qualche parte fuori cittá, o da qualche turista Punjabi che vuole farsi fotografare con te, ma con un po’ di mestiere si può fare, e sará senza dubbio una delle immagini piú belle e romantiche che porterai a casa tra i ricordi del tuo viaggio in Rajasthan.
Se dovessi scegliere una sola cittá del Rajasthan dove fermarmi, sarebbe sicuramente Jodhpur, la cittá blu. In questa cittá c’é un turismo piú sopportabile: a Jodhpur il turista viene a vedere il magnifico Mehrangarh, uno dei palazzi piú belli e fotogenici dell’India, e a fare i tour con i cammelli, ma la gran parte della’ cittá é piacevolmente tradizionale ed é forse uno dei posti piú adatti dove fermarsi a conoscere un po’ meglio l’affascinante mondo Rajasthani. I tempi dei ricchissimi Maharaja e degli indomabili guerrieri Rajput, disposti a lottare fino alla morte e anche al suicidio rituale pur di evitare le vergogna della resa, sono sicuramente finiti da un pezzo, ma ci sono anche molte cose che sono rimaste praticamente uguali dal medioevo ad oggi. E’ questo il vero fascino dell’India: é l’unico paese dove la gente venera ancora le stesse divinitá da millenni, eseguendo ancora gli stessi, identici, rituali; dove quasi tutte le donne indossano l’abito tradizionale e non abiti occidentali; dove si scelgono ancora le date dei matrimoni consultando l’astrologo; dove il sanscrito, una delle lingue più antiche del mondo, é ancora una lingua viva. Dove l’antichissimo ed il moderno convivono senza contrasti, dove ancora migliaia di persone decidono di vivere di elemosina cercando Dio e il vero senso della vita, seguendo l’esempio degli antichi Rishi citati nel Mahabharata. Ma sono i piccoli dettagli della vita quotidiana che affascinano il viaggiatore, e in cittá come Jodhpur basta perdersi tra i vicoli blu della cittá vecchia per coglierne a decine: una bellissima ragazza vestita di rosa e giallo che fa le offerte rituali nel piccolo tempio che contiene un antico lingam di pietra; un artigiano, seguendo un’arte antica tramandata nei secoli, che rifinisce gli ultimi dettagli delle tablas; un vecchio con una lunga barba bianca da santone e con le tre linee di Shiva sulla fronte che vende il paan e le sigarette in un baracchino largo un metro incastonato tra due havelis; un pastore con folti baffi, orecchini d’oro, turbante arancione e un om tatuato sulla mano, che porta al pascolo il suo piccolo gregge di capre; il bramino impiegato in un’azienda farmaceutica che durante la pausa pranzo va nel laghetto dietro al palazzo a dar da mangiare ai pesci; alcune donne sedute a gambe incrociate nella bottega di un mercante di tessuti che scelgono un abito nunziale tra decine di coloratissimi sarees di seta rifiniti d’oro e d’argento; un sadhu anziano ma dal fisico straordinariamente tonico che esegue alcune difficili asanas tra le rovine di antiche fortificazioni, con sullo sfondo la desolazione del deserto.
Ci sono anche cittá del Rajasthan che per motivi geografici o per semplice poca intraprendenza dei locali sono rimaste fuori dai circuiti turistici classici e dai backpacker trails, pur avendo anch’esse delle cose interessanti e il tipico fascino di questa magnifica regione dell’India. Una di queste é Kota, una cittá che puó vantare uno splendido palazzo fortificato in riva al fiume, una vivacissima cittá vecchia, un lago artificiale con un piccolo palazzo al centro e una torre di Pisa. Sí, non é un errore, proprio accanto al lago artificiale hanno deciso di costruire un bizzarro “parco” con vari monumenti famosi del mondo, dalla Tour Eiffel al Taj Mahal. Evidentemente gli ideatori erano degli estimatori del nostro Paese perché oltre alla Torre di Pisa, tra la Piramide di Cheope e la Statua della Libertá, ci hanno messo pure il Colosseo.