Un italiano e un ungherese tra i villaggi di Mokokchung

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Agartala, Tripura, India

Kohima e’ una citta’ simpatica e accogliente ma non c’e’ molto da fare o da vedere oltre al festival, quindi decido di muovermi verso nord con l’intezione di fare un anello tra Mokokchung, Tuensang e Kephire, e magari se possibile spingermi fino al confine con il Myanmar dove ci dovrebbero essere un paio di cose interessanti. Alla stazione degli autobus c’e’ un gran casino e solo dopo una mezz’ora riesco a capire che il primo bus per la mia destinazione parte solo l’indomani. Sara’ solo la prima di una serie di difficolta’ che alla fine mi faranno desistere dal volere visitare luoghi remoti del Nagaland, dove a quanto pare viaggiare durante le festivita’ natalizie ( che iniziano a fine novembre ) e’ un’impresa impossibile, anche perche’ e’ gia’ molto difficile in altri periodi dell’anno. Alla biglietteria conosco Zoltan, un simpatico marinaio ungherese che e’ in Nagaland da quasi un mese ed e’ anche lui diretto a Mokokchung. E’ il classico tipo di viaggiatore che mi piace incontrare: umile, onesto, piu’ propenso ad imparare che ad insegnare, per nulla ansioso di vantarsi delle sue avventure ( cosa che volendo potrebbe anche fare, visto che ha quasi 50 anni e che ha viaggiato moltissimo ). Un viaggiatore alla Kerouac, che viaggia con uno zaino relativamente pesante ( si porta dietro anche tenda, fornello e materiale da campeggio ) e che segue la propria via, non quella piu’ battuta tracciata da altri. Ha fatto un lungo trek in una zona molto selvaggia dell’Himachal Pradesh e quindi e’ venuto anche lui qui nel Nord Est a cercare zone inesplorate da conoscere.

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Il giorno seguente facciamo amicizia sull’autobus e una volta arrivati a Mokokchung decidiamo di condividere una stanza doppia al tourist lodge per qualche giorno. Proprio mentre mi stava descrivendo il suo itinerario nel Nagaland e raccontando tutte le difficolta’ incontrate nel viaggiare, ecco che si rompe qualcosa nel motore del bus e restiamo a piedi in mezzo al nulla. Nessuno si scompone, ma due dei passeggeri fermano una macchina e quasi costringono l’autista a darci un passaggio ( e noi ad accettarlo ). I naga sono proprio delle brave persone. Anche i tizi dell’auto insistono per aiutarci, non sono nemmeno del posto ma telefonano a degli amici e alla fine ci trovano un albergo ( anche se credo ce ne siano solo 2, quindi non sarebbe stato difficile trovarne uno ). Questo “tourist lodge” ( il primo di una lunga serie, in molti posti del Nord Est dell’India e’ l’unico albergo della citta’ ) a prima vista sembra troppo bello, e forse troppo caro, per 2 vagabondi come me e Zoltan, ma alla fine troveremo una buona stanza per circa 5 euro e ceneremo spesso nell’ottimo ristorante che ha dei prezzi abbastanza simili a quelli dei ristoranti locali. Nei 3 giorni che passeremo a Mokokchung scopriremo che e’ piuttosto frequentato dai turisti con jeep e guide, che si fermano in questa citta’ piu’ che altro per dividere in due parti il lungo viaggio tra Kohima e Mon, l’altra citta’ “turistica” del Nagaland, famosa perche’ in zona ci sono ancora dei villaggi vagamente tradizionali. Zoltan in effetti vorrebbe andare proprio a Mon, ma non ci sono autobus e i sumo sono tutti prenotati per molti giorni. Perderemo quasi un’intera mattinata solo per capire come muoverci, visto che anche per la citta’ dove vorrei andare io non sembra esserci trasporto pubblico. Alla fine riusciro’ a trovare un posto in un sumo per puro caso, mentre Zoltan provera’ ad uscire dal Nagaland verso Mariani ( Assam ), dove dovrebbe essere piu’ facile trovare un autobus per poi rientrare a Mon.

Nei dintorni di Mokokchung ci sono diversi villaggi piu’ o meno tradizionali in teoria interessanti, ma anche questi tutt’altro che semplici da raggiungere, quindi ci facciamo consigliare dalla bella receptionist del lodge e optiamo per Ungma, Mopungchucket e Impur. Il primo e’ un villaggio storicamente molto importante per la storia degli Ao Naga ed il secondo del paese per grandezza, ma e’ piuttosto moderno e al di la’ di qualche bella vista sulle valli circostanti e un paio di pittoreschi “longdrums” non offre moltissimo. Anche qui comunque, come ovunque in questa zona, incontriamo persone gentilissime ed estremamente ospitali. Ci fermiamo per qualche minuto a chiaccherare con delle donne che stanno allestendo il presepe e stanno costruendo dei babbi natale con le renne, quindi torniamo in citta’ per la cena. Il giorno seguente andiamo a visitare Mopungchucket, che e’ decisamente piu’ interessante anche se nemmeno questo si puo’ definire un “vero” villaggio tradizionale, visto che anche qui la maggior parte delle abitazioni sono relativamente moderne. Questo villaggio e’ famoso per la storia dei due eterni amanti Jina e Etiben, una specie di Giulietta e Romeo Naga, ai quali sono state dedicate due ( piuttosto brutte ) torri. Visitiamo il piccolo ma interessante museo ( dove c’e’ una grossa tigre impagliata, l’ultima catturata in questa zona ) adiacente alla guesthouse, e quindi facciamo quattro passi verso il villaggio gemello di Mopungchucket, Impur. In realta’ non e’ propriamente un villaggio ma un complesso scolastico/religioso della chiesa battista locale. Appena ci avviciniamo alla chiesa veniamo avvicinati da un giovane pastore-insegnante ( qui in Nagaland c’e’ un numero di pastori protestanti esagerato ) che ci saluta cordialmente e si offre di farci da cicerone. Ci invita a casa sua per del te’ e dei biscotti e quindi ci fa fare un bel giro del posto, che e’ particolarmente importante per i Naga visto che e’ qui che si stabilirono i primi missionari ( il reverendo Clark e la moglie ) ed e’ qui che furono costruiti il primo ospedale, la prima chiesa e la prima scuola del Nagaland. Cosa spinse questi puritani americani a venire in questa zona remota dell’India con il progetto di convertire al cristianesimo dei selvaggi tagliatori di teste, sfidando tigri e malattie tropicali di ogni tipo, resta per me un mistero. In ogni caso va riconosciuto che ebbero un grande successo, e malgrado io sia piuttosto critico verso questi missionari debbo ammettere che questi cristiani protestanti naga sono decisamenti migliori dei loro confratelli americani. Ad Impur pero’ c’e’ ancora una traccia del passato animista dei naga di questa zona: un monolito magico, dove risiedono tuttora dei potenti spiriti. Solo una famiglia di un villaggio vicino lo venera ancora con sacrifici di animali ma molti naga credono ancora in queste cose, malgrado la conversione al cristianesimo, e probabilmente qualcuno viene ancora qui di nascosto a chiedere la benedizione di questi spiriti…

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