Tra la Cina e la Birmania

Tengchong

La zona occidentale dello Yunnan è quella meno conosciuta e frequentata dagli stranieri, quindi mi è sembrato un buon posto per andare a vedere una Cina “diversa”, anche da quella dei villaggi delle minoranze. Siamo al confine con la Birmania, c’è un grande movimento di merci e persone, e di conseguenza la cultura locale è un po’ un mix di tutte quelle dell’area. Questa regione, che si estende tra le due prefetture Baoshan e Dehong, era già abitata e conosciuta come una delle tappe della Via della Seta tra l’India e la Cina secoli prima della nascita di Cristo, e rimase indipendente fino al 69 d.C. quando venne annessa alla Cina della dinastia Han. Quindi è sempre stata una tipica zona di confine fortemente influenzata da altre culture, anche lontane come quella indiana o quella occidentale.

Tengchong e Ruili sono i centri più noti della regione ed entrambe hanno delle cose interessanti da offrire. La prima è una tranquilla cittadina di provincia che si trova in una pittoresca zona vulcanica, mentre la seconda è la classica “border town”,  per certi versi simile ad altre che si possono trovare in altri paesi dell’Asia.

Tengchong

Tengchong

Tengchong

L’arrivo a Tengchong è stato abbastanza tragicomico: non so nulla di questa città ma ho un indirizzo di un ostello a Heshun che dista una decina di km e  dovrebbe fare a caso mio. Mostro quindi l’indirizzo in cinese ad un tuc tuc/motocarro che a quanto pare conosce il posto e mi ci porta. Ma come accade spesso con i tuc tuccari asiatici in realtà conosce solo il villaggio e dobbiamo girare per un bel po’ chiedendo qua e là prima di trovare l’ostello. E’ già buio e il posto non è illuminato: presto scoprirò che non è per un momentaneo black-out ma tutta una parte del villaggio è senza elettricità da un sacco di tempo per dei lavori, e mancherà ancora per molti giorni. L’ostello è quindi chiuso e onestamente non ho voglia di girare a casaccio al buio a cercarne un altro. Mi faccio quindi riportare in città e dico al motocarrista di trovarmi un hotel supereconomico: il mio cinese fa schifo ma mi capisce e mi trova una classica locanda a 30 yuan a notte, un po’ vecchiotta ma pulita ( che è una caratteristica comune a tutti gli hotel che ho visto in Cina, anche i più economici: possono sembrare anche delle bettole ma il livello di pulizia è sempre molto buono ) e ha pure il wi-fi veloce. Il figlio piccolo della proprietaria parla un buon inglese, in Cina il miglior inglese l’ho sentito parlare quasi sempre da bambini delle elementari.

Essendo appassionato di vulcani non perdo l’occasione di andarne a vedere un paio tra quelli della zona. Ce ne sono due relativamente facili da raggiungere ( anche se qui molti sembrano non capire perché un laowai voglia girare con gli autobus locali e non con un taxi ) e abbastanza frequentati dai turisti cinesi della zona. Il posto è molto bello anche se hanno fatto la solita cazzata cinese di recintare e cementare tutto il cementabile, con il chiaro intento di realizzare il parco a tema. Ci sono cavalli e pony che portano in giro i turisti e anche una mongolfiera ( che avrei anche preso per fare delle foto ma era troppo cara ). Hanno costruito anche una scalinata sul vulcano più grande e una specie di passeggiata in legno intorno al cratere di quello più piccolo ( che è quasi a livello del terreno ). Fortunatamente non c’è molta gente e riuscirò a godermi il posto in pace.

heshun

heshun

heshun

heshun

heshun

L’altra vera attrazione turistica di Tengchong è proprio il villaggio dove volevo fermarmi, Heshun. E’ un antico villaggio tradizionale stupendo ( Heshun pare che significhi qualcosa tipo “amabile” ) situato tra laghetti e verdi colline che era una tappa obbligata sulla Via della Seta. I suoi abitanti da sempre sono famosi per essere abilissimi commercianti e molti sono emigrati all’estero. Il villaggio così prima di diventare l’attrazione turistica che è oggi era conosciuto come una specie di “casa di riposo” per ricchi pensionati cinesi emigrati e poi rientrati in Cina. Malgrado l’atmosfera del villaggio sia veramente molto da “Cina antica” ( potrebbe benissimo essere usato come set per il classico film sulla Cina medievale ) e molti degli abitanti vivano ancora seguendo usanze e tradizioni vecchie di secoli ( ed è abbastanza strano visto che moltissimi hanno vissuto a lungo in paesi occidentali ), anche qui ho avuto la netta impressione di qualcosa con il destino ormai segnato. Anche Heshun diventerà a breve una specie di Lijiang, bella da fotografare ma di scarso interesse come vero villaggio tradizionale cinese.

Ruili si trova sul confine con la Birmania e fino a pochi anni fa era famosa come una città trasgressiva, con tanti bar e bordelli, casinò, gangster, trafficanti di droga, una specie di città del Far West in salsa Cino-Birmana. Poi quelli del partito si sono rotti le palle e hanno cambiato politica: basta traffici di droga, night club o immigrazione illegale. Per far capire che non scherzavano hanno messo in galera un sacco di gente e ne hanno giustiziati qualche migliaio. Oggi la città è stata in gran parte ricostruita e non è rimasto molto di quel passato, anche se qualche puttana qua e là esercita ancora e ci sono ancora rari disperati birmani che rischiano la vita cercando di far passare l’eroina. E’ abbastanza brutta e anonima ma la popolazione è molto amichevole, si sprecano i sorrisi, gli “hello” e le strette di mano, che invece sono abbastanza rari in una normale città cinese. A prima vista sembra quasi più una città birmana che cinese, anzi quando il Myanmar si aprirà davvero alla modernità è probabile che molte città diventino simili a questa. Ci sono ristoranti birmani, bar con la ABC stout o la Myanmar, pagode buddiste e tante donne con regolare longi colorato e faccia dipinta. Anche il paesaggio è molto diverso da ciò che ho visto finora nello Yunnan e ricorda moltissimo le classiche campagne del Sud-Est Asiatico.

ruili

specialità locali nel mercato di ruili

ruili

ruili

ruili

I mercati sono le cose più interessanti della città. I mercati cinesi sono famosi per le cose strane in vendita, ma questo di Ruili è di un livello superiore alla media e ci sono parecchie stranezze e cose bizzarre tra i banchi, oltre ad un vero e proprio mosaico etnico di venditori che rappresentano tutte le varie minoranze della zona. Molto bello e strano anche il mercato delle pietre preziose e della giada, soprattutto per la gente che si incontra: indiani, bangladeshi, arabi, africani… tutta gente che non avevo mai visto in altre città cinesi. E contrariamente ai cinesi molti parlano inglese, quindi c’è modo di sedersi in un chai shop o in un ristorante musulmano a fare quattro chiacchiere e sentire le loro affascinanti storie.

Quando torno a Kunming ho modo di verificare i metodi della polizia “speciale” che opera in queste zone di confine. Ci sono vari check point e controllano tutto e tutti, cercano droga e immigrati clandestini. Quando salgono le facce dei cinesi sono tutte piuttosto preoccupate: chiedono i documenti e interrogano tutti, con modi molto bruschi, da quanto ho capito vogliono sapere perché sono andati a Ruili e dove vanno. Alcuni evidentemente non hanno tutto in regola e vengono fatti scendere e portati a spintoni dentro la caserma. Alla fine li fanno risalire tutti tranne uno, che immagino fosse un birmano irregolare, che probabilmente verrà cacciato a calci ( sempre che non gli facciano fare prima un po’ di galera ).

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