Addis Abeba, Etiopia
Quinto giorno: Ambikwa ( 3200 m ) – Chiro Leba ( 3150 m ) – 2 ore
Giornata di totale relax, mi godo la pace di questo bel villaggio fuori dal tempo e salgo su di un cimotto qualche centinaia di metri sopra il campo. Cammino tra le capanne, dove le donne sono impegnate in lavori stagionali di agricoltura. I bambini mi salutano gridando continuamente: “Selaam, Selaam, Selaam…”. Poi torno al campo e mi rilasso un po’ in tenda leggendo il libro di Kerouac sulla vita del Buddha. Scout e mulettista mi guardano impazienti, secondo me non vedono l’ora di arrivare a Chiro Leba per ubriacarsi di quella schifosissima birra di grano che bevono nei barattoli grandi di pelati. Dunque carichiamo il mulo ( che tra i tre mi sembra il piu’ intelligente… ) e scendiamo verso il fiume, per poi risalire faticosamente il ripido sentiero che conduce a Chiro Leba ( dove mi faccio un classico autoscatto vicino ad un’enorme euphorbia ). Montiamo la tenda nel cortile della scuola elementare ( in questo villaggio in teoria non ci si potrebbe fermare perche’ non c’e’ un vero e proprio campo, ma comunque il capo villaggio ci da’ il via libera ) e subito propongo allo scout un’injera in paese, non ne vado matto ma non ho nemmeno voglia di cucinare. Stavolta l’injera e’ accettabile, quasi buona ( o forse sara’ la fame accumulata in questi giorni ), e molto economica: solo 12 birr ( 60 centesimi di euro ) per un piatto che fai davvero fatica a finire da solo ( spesso infatti lo ordinano per 2 ). Chiacchiero un po’ con uno scout che mastica un po’ d’inglese e si fa subito buio, che da queste parti significa che e’ ora di andare a letto.
In questo villaggio noto che ci sono molte ragazzine o giovani donne che girano con delle pesantissime taniche da almeno 30 litri sulla schiena. Quando scopro cos’e’ non ci posso credere: e’ acqua!! La vanno a prendere molto piu’ a valle perche’ evidentemente il corso d’acqua che attraversa il paese e’ troppo inquinato. Tutto cio’ e’ assurdo, c’e’ una sorgente ( o almeno una se non di piu’ ) proprio sopra il villaggio, e con un lavoro minimo di collegamento di tubi di plastica avrebbero l’acqua non dico in casa ma almeno in piazza. O comunque semplicemente ingegnandosi un po’ si potrebbe facilmente deviare il corso d’acqua dove serve, e’ una cosa che l’uomo fa da millenni. Certo poi bisogna anche far capire a tutti che i corsi d’acqua che servono per bere o per cucinare non devono essere usati anche come fogne. Spesso ho il sospetto che in questi paesi la scusa del “paese povero” venga usata anche per coprire una reale mancanza di volonta’ di fare le cose anche piu’ semplici ( ma basilari per la vita come in questo caso ).
Sesto giorno: Chiro Leba ( 3150 m ) – Chennek ( 3700 m ) – 4.30 ore
Per il primo giorno da quando ho iniziato il trek mi sento quasi al 100%, e infatti in 3 ore o poco piu’ risalgo di nuovo al passo del Bhawit, pero’ stavolta affrontando un dislivello di 1100 metri, che a queste altitudini equivale forse ad uno di 1800 nelle Alpi. Faccio una splendida foto a due giovani contadine, impegnate nella raccolta del grano ( campi di grano a 4000 metri, pazzesco!! ). Quindi ridiscendo velocissimo verso il campo di Chennek, dove spero di avvistare gli stambecchi Walia. Quando ormai il campo e’ in vista finalmente li vedo, uno splendido branco di una trentina di esemplari. Devo rettificare cio’ che ho detto in precedenza: sono si’ stambecchi ma sono abbastanza diversi dai nostri, hanno un po’ dello stambecco e un po’ dell’antilope. Hanno il mantello bicolore rossiccio e bianco. Riesco ad avvicinarmi a 4 o 5 metri e a fare delle buone foto, ci tenevo molto a fotografarli, sono degli animali molto rari. Non mi resta quindi che farmi un’aglio e olio e riposarmi fino a stasera. Ormai il trek e’ quasi finito, c’e’ ancora un’ultima agevole tappa fino a Sankaber e quindi il ritorno a Debark. Il tramonto a Chennek e’ stato sublime: c’e’ stata al campo una rumorosa, pacifica invasione di almeno un centinaio di babbuini gelada, mentre le montagne sullo sfondo si coloravano di rosa e le ombre allungate delle aloe giganti creavano strane forme nel terreno. In lontanza vedo saltellare altri stambecchi. La degna conclusione di una bellissima giornata africana!
Continua…