Sabah, una piacevole sorpresa

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kota kinabalu

Non avevo nessuna intenzione di andare a Sabah, la parte più turistica del Borneo, ma per andare nel Kalimantan dalle Filippine era necessario attraversarla, altrimenti avrei dovuto spendere una mezza fortuna in aerei. A quel punto, avendo abbastanza tempo a disposizione, ho deciso come al solito di prendermela comoda e di vedere un paio di cose anche in questa zona così sfruttata dell’isola. Sabah ha una brutta fama tra i viaggiatori indipendenti: quasi tutto ciò che merita di essere visitato è stato “recintato” e inserito all’interno della macchina turistica, quindi tutti questi posti in teoria sono visitabili solo con un tour. Io non sono uno di quei viaggiatori che vanno nei posti turistici, fanno più o meno i turisti organizzati, e poi si lamentano sui blog che “c’è troppa gente”, “è tutto troppo finto e turistico”, “è pieno di inglesi o russi ubriachi che fanno casino” e altre cose del genere, sentendosi però diversi dagli altri perché “veri viaggiatori”. Dove non posso andare da solo non ci vado, non faccio tour o trekking con guide, e cerco sempre se possibile di evitare i luoghi frequentati dai turisti e dai backpackers, questa è la mia filosofia di viaggio.

In ogni caso avendo già visto i bei parchi del Sarawak e di Sumatra e quasi tutti gli animali di queste giungle pluviali, ed essendo diretto nel Kalimantan, ho potuto vedere questa zona del Borneo dal punto di vista di uno che passa di là, senza l’ansia di dover per forza vedere orang utan, scimmie nasone o hornbill. Mi sono quindi concentrato di più sui rapporti umani, cercando di scoprire se anche da queste parti i malesi sono poco amichevoli ( o meglio meno amichevoli degli altri abitanti di questa parte dell’Asia ) come mi sono sembrati nei miei viaggi precedenti.

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Kota Kinabalu è una città davvero anonima come poche ( queste città asiatiche pulite e ordinate ma senza storia le trovo peggiori di quelle indiane sporche e maleodoranti con gli edifici in rovina ) e l’unica cosa sensata da fare da queste parti è prendere un traghetto e andare a rilassarsi su una spiaggia in una delle isole del Parco Tunku Abdul Rahman, io ho scelto Manukan, dove ci sono anche un paio di ristoranti e la possibilità di affittare materiale per fare snorkelling. Ci sono parecchi rumorosi turisti cinesi e un po’ di spazzatura qua e là, ma comunque il mare è uno spettacolo e si può facilmente trovare un bell’angolino tranquillo e pulito dove passare una bella giornata di puro relax. Ci starebbe benissimo una birra gelata, anche ai prezzi alti della Malesia, ma non ne hanno.

Avrei volentieri salito il Monte Kinabalu, la cima più alta del Sud Est Asiatico, ma anche questo è un trappolone per turisti praticamente impossibile da salire per conto proprio, quindi l’ho subito scartato. E per l’ennesima volta mi sono trovato a maledire questi Stati che pretendono di decidere chi deve salire o meno delle montagne ( in genere chi ha tanti soldi da buttare e nessuna esperienza di montagna ). Volendo si poteva fare qualche escursione nella zona ma ho preferito andare direttamente a Sandakan, sulla costa orientale, e vedere se era possibile andare da qualche parte sul fiume Kinabatangan. Anche questa città è anonima e abbastanza brutta ma la gente è più amichevole e si respira una bella, languida atmosfera tropicale.

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sandakan

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Da queste parti se vuoi spendere poco per l’alloggio l’unica opzione è il classico letto in dormitorio: gli ostelli sono belli, puliti e con tutto ciò che serve, purtroppo gli ospiti anche qui lasciano a desiderare. Ragazzi annoiati, che passano la maggior parte del giorno al computer ( tra un tour e l’altro ) e che devono fare uno sforzo per rispondere ad un saluto o ad una battuta. Se partecipano ad una qualsiasi conversazione lo fanno solo per vantarsi delle loro “avventure”, senza mai ascoltare l’interlocutore. Non manca quasi mai quello del RTW e l’altro che ha girato tutta l’Australia con un furgone.

In ogni caso dopo un paio di giorni di relax sono pronto a partire per Sukau, sulle rive del fiume Kinabatangan. Anche in questo caso tutti dicono che ci si può andare solo con un tour, ma basta fare una veloce ricerca su internet per scoprire che non è così: si può raggiungere Sukau con i mezzi pubblici ( cosa a dire il vero non semplicissima ma un minibus c’è ), trovarsi una guesthouse economica ( o anche dormire in tenda ) e poi prendersi una barca per andare a vedere gli animali in riva al fiume. Il tutto pagando molto meno del tour, con la libertà di farsi i cazzi propri e di farsi anche un minitrek in autonomia. La gente di Sukau poi è simpaticissima, forse è l’unico posto in Malesia dove ho trovato gente così amichevole. Questa zona è famosa per i molti animali che la popolano: anche non facendo nessun tour se ti fermi una settimana ne vedrai sicuramente moltissimi. Il motivo di questo affollamento di animali è semplice: tutta l’area intorno al parco è stata rasa al suolo per fare posto alle piantagioni di palma da olio e gli animali rimasti si sono rifugiati qui. Comunque il miglior modo per vederli è alzarsi presto la mattina e farsi un giro di un paio d’ore in barca: con un po’ di fortuna si vedranno scimmie di vari tipi comprese le nasiche, serpenti, coccodrilli, varani, uccelli di ogni tipo, gli elefanti pigmei e forse gli orang utan.

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kinabatangan

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Alla guesthouse conosco un tipo biondo che sembra Australiano, che ha una ragazza che è sicuramente Australiana, ma dopo un po’ scopro che è Italiano, di San Daniele, che è praticamente a 10 chilometri da casa mia! I Friulani sono dappertutto, ma mai mi sarei immaginato di trovarne uno nel cuore del Borneo. La sua storia è bella e interessante, è il classico emigrante “della vecchia scuola” che si è inventato pescatore, agricoltore e cuoco ( senza aver mai fatto nulla di tutto ciò ) in Australia e alla fine ha conquistato anche una bella locale, con la quale per un bel po’ ha abitato in una casa sulla spiaggia deserta. Ora i due sono in viaggio in Asia e contano di raggiungere l’Italia per l’Estate. Sono appena usciti dall’Indonesia ( Maluku e Kalimantan ) e mi danno qualche dritta per la prosecuzione del mio viaggio, visto che in pochi giorni anch’io andrò da quelle parti.

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A Tawau il clima è decisamente cambiato, fa molto più caldo e c’è molta più umidità: questo è ciò che mi aspetta nel prossimo mese, anche le città del Kalimantan hanno la fama di essere torride e siamo in piena stagione delle piogge. Ma per adesso c’è un sole che spacca le pietre e per risparmiare i soldi del taxi mi faccio anche 3 o 4 chilometri a piedi fino all’ambasciata indonesiana, dove arrivo stremato ma vengo accolto da persone gentilissime che mi aiutano a sbrigare le formalità in pochi minuti, dovrò tornare a ritirare il visto nel pomeriggio. Spesso in passato ho avuto esperienze negative nelle ambasciate, non è inusuale trovare impiegati annoiati e incompetenti che ti fanno fare file inutili o ti fanno perdere ore o giorni per una formalità, ma devo dire che le volte che ho avuto a che fare con l’ambasciata indonesiana tutto è filato veloce e senza problemi.

Ormai non mi resta che comprare il biglietto del traghetto per l’isola di Tarakan in Indonesia e rilassarmi un paio di giorni in questa città dal clima torrido ma accogliente, dove ho anche trovato una buona stanza economica nel classico hotel/bettola gestito da cinesi ( che preferirò sempre ad un ostello con tv satellitare, wi-fi e aria condizionata ).

La gente di Sabah mi è piaciuta: l’ho trovata anche migliore di quella del Sarawak ( a parte quella delle Kelabit Highlands ), ma debbo ammettere che stavolta ho passato molto meno tempo a fare il “viaggiatore” e spesso mi sono fermato a chiacchierare con qualcuno nei caffè, nei negozi e nei ristoranti. E questa è una cosa che non fa quasi nessuno, come ho detto in precedenza da queste parti si fa tutto o quasi con tour organizzati e quindi pochi hanno rapporti con dei locali che non hanno a che fare con agenzie o che non lavorano con i turisti.

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