Tiruvannamalai, TN, India
“We never seem to find peace of mind
We’re always on the run away from the sun
And we’ve only just began” ( Waltz for Koop, Koop )
Eccomi di nuovo sulla strada, anche se in realta’ per un po’ faro’ il semiresidente qui a Tiruvannamalai, dove mi sento come a casa e tutto mi e’ molto familiare. Ho affittato un bell’appartamento e mi godro’ per un po’ la quotidianita’ di questo tranquillo angolo del Tamil Nadu. Qualcuno ha detto che questo e’ uno dei centri spirituali piu’ potenti e magnetici del mondo, e non e’ un caso se da secoli e’ il luogo preferito da santi e sadhu del sud dell’India e negli ultimi decenni anche di molti occidentali, che evidentemente riescono a trovare qui quella pace e quella tranquillita’ ormai quasi sconosciute soprattutto nelle grandi citta’ dell’occidente.
Ma Tiruvannamalai non e’ Rishikesh, non e’ un posto per backpackers europei o israeliani in cerca di corsi di yoga, di un vero santone o di una qualsiasi esperienza spirituale eccitante da raccontare agli amici o sul blog di viaggio. E’ piu’ una comunita’ di cercatori, di gente delusa da un certo tipo di vita che sta sperimentando nuove cose, che in realta’ non sono altro che sentieri tracciati dai saggi dell’antica India. Ci sono ovviamente molti ashram, ma piccoli e non pubblicizzati ( niente di simile a quello di Osho a Pune ), anche se non so di preciso cosa offrano e quale sia il livello di serieta’. C’e’ ovviamente l’ashram di Ramana Maharishi che e’ molto frequentato, ma si tratta piu’ che altro di un santuario, non e’ l’ashram classico da ritiro spirituale. In ogni caso Tiruvannamalai mi sembra un posto piu’ adatto a chi gia’ conosce la filosofia indiana e ha gia’ intrapreso un qualche sentiero spirituale, anche se non escludo che possa piacere anche a chi si accosta per la prima volta a questo mondo. E comunque se si cerca il corso di una settimana tuttocompreso si trova anche quello.
Molti di questi cercatori si fermano a lungo, e si e’ creato nel tempo un bel rapporto con i locali. Questo tipo di turismo “spirituale” e’ in genere molto positivo per tutti: chi viene qui ama la cultura locale e vuole esserne parte, e in piu’ ovviamente porta benessere economico e lavoro. Ma a differenza dei luoghi turistici classici qui a beneficiare di questo benessere non sono i piu’ furbi, scaltri e disonesti, ma la gente comune: lavandaie, stiratori ( con ferro rigorosamente a carbone ), sarti, lattai, contadini, barbieri, gestori di piccole attivita’, operai.
Se tralasciamo l’aspetto spirituale Tiruvannamalai e’ una tipica cittadina di provincia Tamil senza infamia e senza lode, che sta diventando sempre piu’ grande e caotica ma si mantiene tutto sommato molto tradizionale, qui la modernita’ e le nuove tecnologie stentano a fare breccia in usanze spesso vecchie di secoli. Dal punto di vista turistico l’unica vera attrazione della citta’ e’ il grande tempio Arunachaleswar che e’ sicuramente uno dei migliori esempi di architettura dravidica nel sud dell’India e anche se e’ stato varie volte rinnovato e non ha i gopuram colorati sicuramente merita di essere visitato se ci si trova da queste parti. Il mistico sancta sanctorum e’ accessibile anche ai non induisti.
Dopo questa pausa rigenerante mi mettero’ di nuovo sulla strada e iniziero’ il lungo viaggio verso nord che dovrebbe portarmi per la fine di gennaio ad Allahabad. Sto studiando vari itinerari possibili, ma in linea di massima dovrei vedere alcune citta’ sante del Tamil Nadu che mi mancano, poi spostarmi nelle zone tribali dell’Andhra Pradesh e dell’Orissa e infine raggiungere Varanasi. Lasciata l’India andro’ nelle Filippine ( per le quali ho trovato un’ottima offerta della solita Airasia ) dove visitero’ principalmente le isole meridionali.