Pure shores

zanzibar

Stone Town, Zanzibar

Did we ever meet in zanzibar?
Two caucasians at the town bazaar
Are you who you say you are?…
Summer days are hot in zanzibar
and the night sky is filled with stars
listen, you can hear guitars…
Native people skin as black as tar
wear bright coloured robes in zanzibar
they have never even heard of ska!

Zanzibar – Hoodoo Gurus

Fino ad un paio di settimane fa non ero ancora sicuro se venire qui a Zanzibar o meno, mi sembrava un posto troppo turistico per un “hardcore backpacker” ( anche se non lo sono piu’ come qualche anno fa ) come me, ma alla fine l’idea di passare una settimana di relax su di una spiaggia bianca, bevendo succhi di frutta tropicale all’ombra di palme ha prevalso su tutto. Contrariamente a cio’ che pensavo Zanzibar non e’ solo un semplice “protettorato” tanzaniano, ma e’ un vero e proprio stato separato, come i nostri San Marino e Citta’ del Vaticano. All’arrivo bisogna passare all’ufficio dell’immigrazione e ti timbrano pure il passaporto. Quindi se mai arrivero’ in Sudafrica ( che mi sembra ancora lontanissimo ma “teoricamente” dista solo due giorni di autobus da Dar ) gli stati visitati non saranno 9 come previsto ma 10.

zanzibar

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Non avevo intenzione di fermarmi a Stone Town ma il ferry da Dar es Salaam e’ stato piu’ lento del previsto e sono arrivato a pomeriggio inoltrato, troppo tardi per andare a sbattermi a cercare il dalla-dalla giusto per la costa est. Mi affido ad un tout locale che mi porta in una splendida guesthouse vicina al porto in una zona non turistica della citta’. L’edificio e’ molto bello, in classico stile “Old Zanzibar”, con stanze grandi, balconi di legno intarsiati, alti soffitti con travi a vista e finestre con vetri colorati. Forse il piu’ bell’albergo dove mi sono fermato in questo viaggio. Stone Town mi e’ piaciuta subito quindi contratto per due notti ad un prezzo vantaggioso e parto alla scoperta della citta’, che e’ un intricato dedalo di stradine e vicoli che mi ricorda altre citta’ che ho visitato in passato, come Old Lahore o Varanasi. Arrivo nella zona “turistica” e provo una strana sensazione a non essere l’unico bianco in mezzo ai neri, ormai mi ci ero quasi abituato. Comunque ci sono meno turisti del previsto, sento diverse persone parlare italiano. La sera c’e’ moltissima gente che passeggia sul lungomare e sulle spiagge. Molti si fermano a mangiare spiedini di pesce, frutti  di mare e patatine fritte nelle varie bancarelle. Ci si rinfresca bevendo succo di canna da zucchero.

La cosa che colpisce di piu’ della Stone Town di Zanzibar e’ il bizzarro melting-pot culturale, uno strano mix di varie culture africane, arabe medio-orientali, europee e indiane. Ad ogni svolta non sai mai chi puoi incontrare: puo’ essere un ragazzo con la maglietta di Ronaldo e il cappellino da baseball o una donna con il velo completamente vestita di nero, un bianchissimo turista del Nord Europa o un minuto indiano del Kerala, una donna con elaborate treccine che parla al cellulare o un uomo barbuto in camicione con un rosario in mano. Anche l’architettura della citta’ e’ molto particolare ed affascinante, ha quel fascino decadente e misterioso proprio di alcune citta’ dell’Asia.

zanzibar

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A Zanzibar manca l’elettricita’ da novembre e solo pochi hotel, ristoranti e negozi dispongono di generatori, quindi dopo il tramonto c’e’ una bellissima atmosfera, le case sono per la maggior parte illuminate dalla morbida luce delle lampade ad olio. Ovviamente girare per Stone Town dopo il tramonto e’ un’esperienza da provare, fa un po’ paura ma la citta’ e’ tranquilla e sicura.

La mattina del giorno seguente parto piuttosto eccitato per la costa est: queste spiagge di Zanzibar sono famose per essere una delle meraviglie dell’Africa, e non vedo l’ora di farmi un bagno nelle acque smeraldine dell’Oceano Indiano.

continua…

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