Piante grasse e monasteri a Kalimpong

kalimpong

( West Bengal, India )

I miei tre mesi in India stanno per finire, e Calcutta è ancora molto lontana da Sivasagar, più di 1200 chilometri. Devo fare una tappa intermedia, ma non voglio fermarmi né a Guwahati e nemmeno a Siliguri, che ho già visto e non mi sono piaciute per nulla. Potrei tornare a Darjeeling, ma alla fine decido di andare a Kalimpong, che si trova nell’estremo nord del West Bengal incastonata tra il Bhutan, il Sikkim e il Nepal. Non ne so molto, dovrebbe essere una specie di Darjeeling meno turistica, più tradizionale e senza le piantagioni da tè.

Quando arrivo nel centro c’è un gran traffico e una gran confusione, nei giorni seguenti scoprirò che è la normalità, c’è solo una strada piuttosto stretta che attraversa la città e basta poco per creare uno dei soliti ingorghi indiani. Faccio un giro di hotel e li trovo abbastanza cari, mi chiedono minimo 350 rupie per delle bettole sporche e maleodoranti, e solo dopo una mezz’ora riesco a trovare una guesthouse decente con tv per 280. Inizio subito a girare per il centro e scopro che la città mi piace: è l’ennesima India “diversa” che vedo in questo viaggio, uno strano di mix di Tibet, Nepal, Bhutan, India ed Inghilterra in uno splendido contesto himalayano. Purtroppo il tempo non sarà clemente durante la mia permanenza e le montagne riuscirò solo ad intuirle tra le nuvole e la foschia. E tutti i ristoranti servono i momos, uno dei miei piatti preferiti, potrei mangiarli tutti i giorni.

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Per secoli questa zona fu un feudo prima dei Bhutanesi e poi dei Sikkimesi, finché arrivarono i colonialisti inglesi in cerca di luoghi di villeggiatura tra le montagne, che la identificarono come una buona alternativa alla più nota Darjeeling. I britannici trasformarono quello che era poco più di un villaggio in una vera città e convertirono molti locali al cristianesimo. Quando l’India ottenne l’indipendenza Kalimpong fu annessa allo Stato del West Bengal, al quale appartiene ancora malgrado ci siano da anni forti movimenti separatisti che vorrebbero creare in questa zona lo stato filo-nepalese del Gorkhaland. Kalimpong è stata a lungo un fiorente centro di commercio, soprattutto tra l’India e la Cina, e negli ultimi 100 anni ha attirato gente da tutti gli Stati vicini, diventando così una città multiculturale molto interessante. Inoltre dopo l’invasione cinese del Tibet fu uno dei centri scelti da molti tibetani in fuga. In questa città non ci sono fondamentalismi religiosi e cristiani, buddhisti e induisti sembrano vivere in pace senza contrasti.

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Ci sono delle cose interessanti da vedere in città, soprattutto i vari monasteri buddhisti, tra i quali spicca senza dubbio il monastero Zong Dhog Palri Fo Brang Gompa che si trova in cima alla Durpin Hill che domina la città. Consiglio di andarci a piedi, può essere un bel trek di mezza giornata che regala viste mozzafiato sulle montagne e sulle vallate. Purtroppo in cima alla collina ci sono molte installazioni militari, antenne e perfino un campo da golf per gli ufficiali. Ma non c’è da stupirsi, queste zone di confine nel Nord Est dell’India sono tutte presidiate, soprattutto quelle vicine al confine con la Cina. Proprio in quel periodo ricordo che ci furono delle schermaglie verbali tra i due Paesi e molti indiani con i quali ho parlato dell’argomento ammettono di temere prima o poi qualche azione militare della Cina. In ogni caso il monastero è molto bello e importante perché ospitò il Dalai Lama durante il suo esilio e contiene il sacro testo Kunguyar portato dal Tibet proprio dal capo spirituale dei Buddhisti. Splendidi i muri affrescati all’interno e il mandala tridimensionale. Si può salire fino al terzo piano per godere meglio del panorama sulla città, sulle montagne himalayane e sulla profonda valle dello smeraldino fiume Teesta.

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Quando scopro che a Kalimpong c’è un famoso vivaio di piante grasse rimango abbastanza perplesso: sono un esperto di queste piante e non avevo mai sentito di collezionisti in queste zone, di certo non molto adatte alla coltivazione delle piante succulente. In ogni caso questa Pine View Nursery è un vivaio nato dalla passione di M. S.Pradhan, che più di 40 anni fa iniziò a collezionare piante americane e oggi contiene probabilmente la più vasta collezione dell’Asia. Bellissime le colonnari, i gymnocalycium e le mammillarie. Le serre si trovano poco fuori città vicino alla chiesa di Santa Teresa, che merita anch’essa di essere visitata.

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