Homa Bay, Kenya
A Kisumu si ha davvero l’impressione di essere nel Centro-Africa: clima caldo umido, languida atmosfera tropicale, banchi di frutta ricchissimi, ritmi molto lenti e molta gente che riposa e cazzeggia ai lati delle strade. Come prima impressione mi e’ sembrata una tranquilla cittadina in riva al lago Vittoria, con molta gente amichevole e simpatica, ma le molte inferriate, recinti di filo spinato, guardie giurate armate e alcuni negozianti e baristi chiusi dentro delle “gabbie” mi fanno presumere che questa sia una citta’ dai due volti, piuttosto pericolosa la sera e la notte.
Qui tutti dicono che questa e’ la citta’ di Obama, anche se in realta’ non ci ha mai vissuto e solo le sue origini paterne sono attribuibili a questo posto. In ogni caso sono tutti molto orgogliosi ( e direi giustamente ) che il primo presidente nero degli Stati Uniti abbia le sue radici africane in questa citta’. E debbo dire che in molti degli abitanti ho ritrovato i modi di fare e il bel sorriso del Presidente.
Come avevo previsto in Africa se ti prendi qualcosa difficilmente e’ un semplice raffreddore o un mal di gola, e dopo la strana intossicazione di Khartoum mi sono preso un’ancor piu’ strana infezione ad un labbro, che in poche ore mi si e’ gonfiato come una salciccia, e ora ho l’aspetto di un pugile che si e’ appena fatto 15 riprese con Ivan Drago. Vado in farmacia e per fortuna la farmacista sembra sapere il fatto suo e mi dice che probabilmente e’ una violenta reazione allergica a qualcosa, e mi da’ degli antibiotici e degli antistaminici che in un paio di giorni mi rimettono in sesto, anche se il labbro mi si e’ spaccato e l’aspetto non e’ certo migliorato.
Decido di andare ad Homa Bay, dove intendo visitare almeno una delle isole vicine, per poi andare a Migori, passare il confine ed entrare in Tanzania, prima destinazione Mwanza. La stazione degli autobus di Kisumu e’ un postaccio, ci sono un sacco di perdigiorno e ubriaconi ( gia’ ubriachi alle 8 di mattina ) che cercano di guadagnare qualcosa in qualche modo, magari “aiutando” i viaggiatori a trovare l’autobus giusto ( cosa peraltro tutt’altro che difficile ). Inoltre ci sono parecchi “street kids” mendicanti che sniffano la colla, hanno uno sguardo veramente inquietante e sono un’immagine eloquente del degrado e della poverta’ di certe zone dell’Africa. Due tizi cercano di costringere una donna a salire su di un bus, altri intervengono e scatta subito il tafferuglio, volano calci e pugni ma finisce tutto in pochi minuti. Non c’e’ l’ombra di un poliziotto, sono tutti nelle strade ( c’e’ un posto di blocco ogni 10 chilometri ), dove possono riscuotere laute tangenti dai malcapitati automobilisti e autisti di autobus.
info utili
Il minibus per Naivasha town costa 60 scellini, quello per Nakuru 250 e quello localone per Kisumu 800 ( il matatu mi e’ sembrato troppo caro, 1200 ). La stazione di Nakuru e’ l’unico posto in Kenya dove hanno cercato di fregarmi, quindi occhio. Volevano farmi pagare 300 scellini in piu’ per il bagaglio, ma il tipo vicino a me si e’ incazzato al posto mio e ha cacciato i furboni, che alla fine anche se avevano un blocco dei biglietti non c’entravano nulla con la compagnia di questo autobus. Comunque non glieli avrei mai dati, ero gia’ pronto a cambiare autobus. A Kisumu mi sono fermato al New Razbi’s, un classico per backpackers, 500 la stanza con bagno in comune, pulitissimo e con personale molto amichevole. Li’ vicino c’e’ il Garden restaurant, fanno degli spaghetti al dente divini…