Mannar, l’isola degli asinelli

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Mannar è senza ombra di dubbio il posto più strano che si possa visitare in Sri Lanka. Il paesaggio è molto arido, quasi desertico, c’è un’atmosfera da luogo abbandonato da Dio e dagli uomini ed è pieno di simpatici asinelli selvatici che vagano senza meta. Anche la gente ha qualcosa di strano. Durante la guerra civile fu una delle roccaforti dell’LTTE e il principale porto per i profughi che scappavano in India. Ci furono aspri combattimenti nell’isola ( il ponte che la collega alla terraferma fu distrutto, così come la ferrovia e moltissimi edifici ) e anche un eccidio famoso per certi versi abbastanza simile a quello dei nazisti alle Fosse Ardeatine. Nel 1984 infatti tre jeep dell’esercito saltarono in aria a causa di una mina e un commando di soldati decise di reagire subito colpendo inermi civili: più di 150 morirono nell’attacco. I resti di quegli anni difficili sono ancora molti e contribuiscono a dare all’isola un’ulteriore alone di ambiente insolito e misterioso.

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Gli asinelli furono portati a Mannar dagli arabi credo e poi una volta abbandonati si sono inselvatichiti. Sono molto simpatici ma hanno sempre quell’espressione un po’ triste da animale bisognoso d’affetto, anche se in realtà sono tra gli animali più cazzuti esistenti e sono in grado di adattarsi a qualsiasi clima e condizione ( ricordo di averne visti in Sudan nel deserto del Sahara, nel Rann of Kutch indiano, nel deserto del Sind Pakistano e anche ovviamente in zone impervie dell’Himalaya ). Bisogna anche ricordarsi che non sono animali domestici e che scalciano se ci si avvicina troppo.

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Un po’ come Delft, più a Nord, Mannar è un’isola bella e interessante di suo, non ci sono particolari cose da vedere che possano attrarre i turisti. E’ uno dei quei classici posti invece molto apprezzati dai viaggiatori di lungo periodo “della vecchia scuola”, dove ci si può fermare per un po’ a fare una vita normale di un abitante del posto. Le “attrazioni turistiche” si limitano ad un forte in rovina ( con tanti buchi di proiettili ), qualche baobab secolare e un paio di chiese ( sempre pienissime la domenica, questa è una delle zone più cattoliche di tutto lo Sri Lanka ).

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La gente di Mannar è molto rilassata e amichevole ( a parte una suora che voleva convincermi che i tatuaggi sono qualcosa di demoniaco ), cosa abbastanza normale in Sri Lanka ma qui sono poco abituati a vedere degli stranieri e quindi c’è un rapporto più genuino. Nei villaggi sono veramente contentissimi di incontrare gente che viene da lontano e ho trovato moltissima sincera ospitalità. Ricordo ad esempio con molto piacere una mattinata passata sulla spiaggia della città ( Keeri beach ) con dei simpaticissimi pescatori di Negombo che lavoravano per mesi in trasferta e vivevano in capanne costruite alla buona.

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Quest’isola è in pratica la parte iniziale del mitico ponte che collegava l’India allo Sri lanka ( Adam’s bridge o Rama Setu ), che secondo la mitologia Indiana del Ramayana fu costruito dall’esercito degli uomini-scimmia di Hanuman, ma che esisteva realmente in passato: ci sono delle prove geologiche della sua esistenza e testimonianze della possibilità di attraversare lo stretto a piedi fino al 1500. Venne sommerso quindi dall’acqua a causa di cambiamenti climatici. Il livello dell’acqua comunque è ancora molto basso e lo stretto è quindi impossibile da attraversare con grandi imbarcazioni. L’India è veramente molto vicina e si vede chiaramente l’isola di Rameswaram dall’altra parte. Anche se il ponte non c’è più vale senza dubbio la pena di andare lo stesso a Talaimannar, all’estremo nord dell’isola, a vedere cosa ne rimane e a godersi la vista. Il viaggio in bus attraverso l’isola è molto bello : il paesaggio semidesertico è più africano che asiatico, ci sono molti asinelli in mezzo al nulla e piccoli villaggi di capanne di fango con tetti di foglie di palma. Ci sono delle discrete spiagge e un mare molto bello color turchese, ma nulla di turistico. Credo che da qualche parte offrano anche dei tour in barca tra le isole organizzati dalla marina militare, ma io non ho visto nulla.

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