Langtang Gosainkund Trek: ancora una volta tra i giganti di ghiaccio dell’Himalaya ( terza e ultima parte )

Tutte le foto

Prima parte

Seconda parte

Ottavo giorno: Chalangpati-Gosainkund ( 3.30 ore )

langtang trek

Salita breve ma abbastanza faticosa al Lago Sacro Gosainkund. Il tempo fortunatamente e’ migliorato, anche se il cielo non e’ limpido, ma comunque il panorama sulle montagne e sulle vallate e’ davvero notevole, soprattutto da Lauribina Yak e dal Buddha Mandir. L’ultima parte si sviluppa sul fianco della montagna e regala scorci notevoli sui laghi, che si trovano su livelli diversi e sono alimentati dalle acque del lago che si trova piu’ in alto. Si giunge infine al Lago Gosainkund ( 4460 m ) dove ci sono molti turisti e dove i gestori dei lodge sono dei cafoni con delle gran belle facce da schiaffi. Dopo varie contrattazioni riusciro’ ad ottenere solo una stanza da dividere con un israeliano. Se dovessi rifare questo trek non mi fermerei a Gosainkund: il lago e’ bello ma niente di eccezionale, c’e’ di meglio anche in Italia, e secondo me la vera bellezza del luogo la si apprezza nella parte di marcia da Lauribina Yak al passo Lauribina; ci sono troppi turisti e sembra di stare in un rifugio delle Dolomiti in una domenica d’agosto; fa molto freddo e i tipi dei lodge accendono il fuoco solo dopo le 4. Quindi secondo me la mossa migliore e’ fermarsi a Lauribina Yak, salire la mattina al lago, passarci un paio d’ore ( obbligatoria la pradkshina, il giro rituale attorno al lago in senso orario ) e quindi salire al passo e scendere verso Phedi o Ghopte.

langtang trek

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Nono giorno: Gosainkund-Therapati ( 8 ore )

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Una delle tappe piu’ belle di questo Langtang-Gosainkund trek ma anche la piu’ faticosa e impegnativa. Dal Lago Gosainkund si sale verso il passo Lauribina ( 4610 m ), un luogo veramente spettacolare dove ci sono altri quattro laghi e un panorama sulle montagne realmente straordinario. Si inzia quindi la lunga discesa sul lato opposto, dove ci sono 10/15 cm di neve e dei tratti ghiacciati. Poco prima di raggiungere Phedi entero’ in una nuvola e non vedro’ piu’ nulla per il resto della giornata. A Phedi si svolta a sinistra e si inizia a percorrere una lunga serie di saliscendi davvero molto faticosi. In questo tratto incontrero’ diversi esemplari di Daphne, una specie di fagiano coloratissimo nepalese. Mi fermo quindi a Gopte per il pranzo, mentre nel frattempo inizia a piovere piuttosto forte. Mi mangio un buon piatto di “cheese macaroni” e dopo un paio di tazze di te’ decido che e’ troppo presto per fermarsi, e appena la pioggia cala un po’ di intensita’ mi avvio deciso verso Therapati, che dista circa due ore di cammino. La pioggia ben presto si trasforma in nevischio, ma comunque riesco a proseguire senza problemi, anche se la visibilita’ e’ davvero scarsa. Raggiungo infine Therapati dove non si vede a un passo e inizio a cercare un lodge. I primi due sono ovviamente al completo, ci sono due grupponi di francesi che stanno facendo circa il mio stesso itinerario e la mattina presto mandano una “lepre” ( una delle guide ) a prenotare l’intero albergo. Il terzo invece fortunatamente e’ vuoto, ma probabilmente e’ il migliore per la vista e soprattutto perche’ hanno una stufa bella grande in funzione tutto il giorno. In serata arriveranno un gruppo di simpatici spagnoli organizzatissimi ( sono in 5 e hanno 2 guide e tre portatori ) e un tipo inglese molto “british” ( gli mancava solo la bombetta ) che stava facendo il circuito dell’Helambu.

langtang trek

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Decimo giorno: Therapati-Thodang Betini ( 7.30 ore )

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Straordinaria l’alba a Tharepati, con il sole che sorge tra le nuvole che si trovano almeno un migliaio di metri piu’ in basso. Tappa quasi interamente in discesa, abbastanza bella per i villaggi tradizionali che si attraversano e per i bei tratti nel bosco dai tratti fiabeschi. Queste ultime due tappe possono creare qualche problema di orientamento, bisogna stare attenti alle frecce che le guide tracciano per terra con i bastoni. Il tempo dopo un accenno di miglioramento volge decisamente al peggio, e una volta raggiunto Gul Bhanlyang mi aspetto l’inizio del temporale da un momento all’altro. Decido pero’ di proseguire ugualmente fino al villaggio successivo, con il chiaro intento di seminare una volta per tutte i grupponi degli insopportabili francesi ( per gli amici francesi: non ce l’ho con TUTTI i francesi, ma con QUESTI francesi, gente che non ha rispetto per niente e per nessuno e che la montagna dovrebbe vederla solo in cartolina ). Arrivo quindi a Thodang Betini, dove c’e’ una bella guesthouse che sembra uno dei nostri casali di montagna gestita da una simpatica donna che mi indica la stanza e quindi mi saluta. La rivedo la sera per cena, degli ottimi noodles con verdure in compagnia della famiglia accanto al piccolo focolare.

Undicesimo giorno: Thodang Betini-Kathmandu ( 7 ore )

langtang trek

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Ultima tappa del trek che mi aspettavo nel complesso meno faticosa, ma in realta’ ci sono da affrontare un paio di belle e toste salite prima dell’ultimo scollinamento e della discesa finale verso Mulkarka e Sundarjal. La pioggia e’ stata incessante per tutta la notte ma fortunatamente smette proprio prima dell’alba, e malgrado il cielo sia ancora molto grigio e cupo riesco a partire almeno all’asciutto. Da Betini si segue per un tratto la strada sterrata per poi deviare a sinistra verso Chipling ( freccia e cartello ) dove si inizia una lunga discesa verso il bel villaggio di Pati Bhanlyang, dove mi fermo da un vecchio per un chai e dei biscotti. Il vecchio parla un inglese stentato ma e’ interessato a sapere quanto costa un dal bat al lago Gosainkund e rimane allibito quando gli dico che costa 500 rupie, circa 7 volte il prezzo al villaggio. Nel frattempo il villaggio viene invaso da un gruppone di almeno 30 turisti: una scena raccappricciante, con gente che entra nelle case senza chiedere permesso e che e’ pronta a tutto per fare la foto piu’ originale. Purtroppo i nepalesi sono troppo educati e rispettosi per prenderli a calci nel sedere come meriterebbero. Poco dopo il villaggio inizia la ripida salita verso Chisopani, dove dopo un tratto in piano troviamo il check point del Parco Sivapuri. Si scende quindi per un centinaio di metri per poi lasciare strada ( cartello Sundarjal ) e iniziare l’ultima salita del giorno che ci porta ad una piccola forcella. Immagino che in questo tratto ci sia una discreta vista sulle montagne che io pero’ non ho visto causa maltempo. Dalla forcella non resta che scendere a tutta nel bosco fino a raggiungere prima il bel villaggio di Mulkarka e quindi Sundarjal, dove il trek si conclude e si puo’ prendere l’autobus per Ratna Park a Kathmandu.

Conclusioni

Il trek mi e’ piaciuto molto, anche se si e’ rivelato piuttosto diverso da come spesso viene descritto. In primo luogo va sottilineato che non e’ piu’ un trek cosi’ “off the beaten path”, dove cammini nella natura selvaggia e incontri qualche turista ogni tanto. In realta’ e’ piuttosto frequentato e in certi posti si e’ letteralmente circondati da grupponi di turisti. Certo non siamo ancora ai livelli dei trek nell’Annapurna NP e dell’Everest base camp e non ci sono le famigerate, interminabili, “processioni” di trekkers, ma comunque soprattutto nei villaggi si ha la sensazione di essere in un luogo turistico. Una cosa che mi ha sorpreso negativamente e’ stata la cafoneria, la maleducazione e l’estrema avidita’ di molti gestori di lodge e ristoranti, che non avevo trovato nemmeno nel trek al santuario dell’Annapurna e praticamente mai nei miei precedenti viaggi in Nepal. Mi ha dato molto fastidio venire spesso trattato come un trekker “di serie B” solo perche’ ero da solo senza guide o portatori ed evidentemente non spendevo abbastanza. Turisti in gruppo che non avevano mai visto una montagna in vita loro ovviamente venivano trattati come Re. Devo comunque precisare che non ho trovato questo atteggiamento nei lodge piu’ piccoli nei villaggi intermedi, dove anzi mi hanno trattato come un familiare. Alcuni dicono che in questo trek la vista sulle montagne non e’ cosi’ eccezionale ma secondo me o hanno trovato brutto tempo, o non sono andati nei posti giusti oppure hanno bisogno di un buon paio di occhiali, perche’ sia in fondo alla Langtang Valley che dai laghi GosainKund il panorama e’ realmente strepitoso. E debbo dire che la possibilita’ di salire una vera cima e non il solito viewpoint peak, e godere di un panorama realmente a 360 gradi sulle montagne himalayane e’ senza dubbio un punto a favore rispetto ad altri trek. Il trek e’ nel complesso abbastanza faticoso, soprattutto i primi giorni quando si deve ancora trovare il ritmo giusto e ci sono da affrontare dislivelli piuttosto impegnativi. Non ci sono particolari difficolta’, solo qualche possibile problema di orientamento gli ultimi giorni nel tratto dell’Helambu. Il tempo e’ stato direi buono, con solo un giorno di pioggia/neve e un paio di nuvoloso ma con un bel sole nei giorni piu’ importanti. La temperatura e’ ovviamente molto bassa in quota ma malgrado il sacco a pelo leggero posso dire di aver sofferto il freddo solo a Gosainkund. I trekkers indipendenti sono sempre piu’ rari, ma tutti quelli che ho incontrato si sono rivelati persone molto interessanti e grandi amanti della montagna. Dal mio punto di vista per un percorso del genere guide e portatori sono assolutamente inutili, e i 20/30 euro al giorno che chiedono possono essere sicuramente spesi molto meglio altrove. La realta’ e’ che ormai la gran parte delle persone che vengono qui in Nepal a fare trekking sono dei “turisti della montagna”, gente che di questo ambiente non sa nulla e non sa cosa aspettarsi facendo questo tipo di escursioni. Vanno in montagna con lo stesso spirito di chi va a vedere il Taj Mahal o la Grande Muraglia, e nella maggior parte dei casi le montagne le hanno viste solo sui libri o su internet. Ho visto dei gruppi veramente esilaranti, da quelli vestiti da simil-tirolesi a quelli in tenuta da “campagna d’Africa”, e ammetto che mi sono dovuto trattenere per non ridergli apertamente in faccia. Ma i piu’ ridicoli per me sono quelli che per fare lo stesso trek che ho fatto io da solo e con quattro soldi si muovono come se stessero facendo una spedizione alpinistica in qualche regione remota dell’Himalaya. Hanno un numero esagerato di guide, portatori, cuochi, e sono tutti vestiti da alpinisti, goretex ( quello vero, non quello farlocco che vendono a Thamel ) dalla testa ai piedi, alcuni hanno perfino gli scarponi da ghiacciaio estremo.

Spese

Il trek mi e’ costato in totale ( compresi biglietti di autobus, permesso trekking e biglietti dei parchi ) attorno ai 100 euro, 12 giorni da Kathmandu a Kathmandu.

Autobus: Kathmandu-Syabrubesi 500 r, Sundarjal-Kathmandu 40 r

Permesso Tims ( da fare a Bhrilkuti Mandap, vicino al city bus stand di Ratna Park, servono due foto ): 1560 r

Biglietti parchi: Langtang NP 1000 r, Sivapuri NP 250

Lodges: in media 200 r, spesso bisogna contrattare anche se in teoria i prezzi sono fissi. Qualcuno offre alloggio gratis se ti fermi a pranzo, cena e colazione. Sono quasi tutti accettabili e puliti, segnalo il Pema a Gumba, il Ganesh Himal a Thulo Syabru e il Top lodge a Thodang Betini, tutti gestiti da famiglie oneste e gentilissime.

Ristoranti: i prezzi dipendono dalla quota, piu’ il villaggio e’ in alto piu’ si paga. Comprensibile ma secondo me stanno un po’ esagerando, considerando che tre anni fa nel trek dell’Annapurna tutto costava in media 2/3 volte di meno. In genere io prendevo una minestra e i macaroni ( ottimi carboidrati ) per circa 300/400 rupie. Da evitare il dal bat che costa moltissimo e si puo’ mangiare molto piu’ buono ed economico a Kathmandu o in giro per il Nepal. L’acqua la purificavo con il classico piyush, 30 rupie al supermercato in centro a Thamel.

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