“Dove vai?”
“Koh Phayam”
“Ah, Koh Phangan, bella, quella del full moon party”
“No, Koh Phayam, è dall’altra parte e non ci fanno feste”
“Mai sentita”
No, non è un’isola incontaminata della Thailandia scoperta da poco, ma comunque resta un posto ancora poco conosciuto e tranquillo, che si è fatto una discreta fama come isola un po’ “alternativa”, in tutti i sensi. Essendo anche abbastanza fuori mano rispetto agli altri posti più noti del Mar delle Andamane riesce ancora a non cedere completamente al turismo di massa che ha invaso le varie Koh Phi Phi o Koh Lipe. Altri viaggiatori habituè ( tra i quali un paio di simpatici pugliesi che erano nel bungalow vicino al mio e che ci vengono spesso ) dicono che sta cambiando tutto velocemente anche qui, che solo 3-4 anni fa l’ambiente era molto più rilassato e che c’era meno gente, ma io l’ho trovata perfetta per chi cerca isole poco frequentate ma non deserte, anche se ci sono andato a fine stagione. La comunità locale è di solo poche centinaia di famiglie, non ci sono macchine ( anche se ci sono un po’ troppi motorini ) o seven eleven, le spiagge sono splendide e quasi sempre deserte ( a parte quella principale, che però non è mai nemmeno affollata ), c’è una bella natura tropicale lussureggiante e una ricca fauna. Furti e fregature sono ancora una rarità. E i prezzi di quasi tutto sono ancora molto abbordabili, si possono trovare bungalow sulla spiaggia accettabili a 200-300 bath o anche meno se ci si ferma a lungo, e si mangia molto bene con poco. Non so se e quanto tutto questo durerà ( probabilmente finché non arriveranno i primi cinesi ), ma per il momento resta senza dubbio una delle poche isole della Thailandia non rovinate dall’eccessiva presenza di backpackers e turisti. E forse per questo molti finiscono per fermarsi più del previsto.
Prima di andarci vale la pena fermarsi un paio di giorni a Ranong ( dove c’è il pier per Koh Phayam e Koh Chang e per il Myanmar ), non tanto per la città in sé che è abbastanza anonima, ma per l’interessante mix di culture dal forte sapore birmano e per qualche bel posto appena fuori città. Ci sono un paio di piccoli mercati dove si possono trovare varie specialità cinesi, thai e birmane, tante donne con longyi e facce dipinte e anche una discreta presenza di expat occidentali. La città si trova molto vicina alla giungla e basta uscire dal centro di qualche chilometro per trovare bellissimi paesaggi incontaminati. L’attrazione più nota sono le sorgenti calde, ottime per un pomeriggio di relax.
Una volta raggiunta Koh Phayam bisogna decidere se fermarsi ad Ao Yai o a ad Ao Khao Kwai ( Buffalo Bay ), le due spiagge principali. La prima è quella più frequentata, ci sono varie guesthouse, ristoranti e qualche piccolo emporio. E’ una bellissima mezzaluna di sabbia bianca, con belle palme e casuarine, ma il mare è in genere un po’ agitato ( ma è ottimo per fare il bagno ) quindi l’acqua non è limpida. La seconda è molto più isolata e non c’è quasi nulla, poche guesthouse e non è difficile trovarla semideserta. Il mare è più calmo ( nella stagione secca ovviamente ) e l’acqua è di un bellissimo color turchese. In realtà le spiagge sono due, divise circa a metà da pittoresche formazioni rocciose. Poi ce n’è un’altra più piccola poco più in là ( Monkey Bay o Ao Kwang Peeb ) che è forse la più bella dell’isola.
Secondo me è meglio Ao Yai, a meno che non si cerchi proprio l’isolamento totale. Volendo poi a Buffalo Bay ci si può andare in motorino o ancora meglio a piedi ( Koh Phayam è ideale per farsi lunghe camminate ). Tranquilla ma non isolata, c’è un ambiente molto “easy” ed è facile fare amicizia con altri viaggiatori nei pochi ristoranti. I tramonti sono spettacolari. Tra l’altro durante la mia permanenza c’è stato il songkran e ho conosciuto anche molti simpatici locali, alcuni tornati da Bangkok o da altre città, tra grandi bevute, risate e pranzi lunghi tutto il giorno.
Per godersela veramente però bisogna venirci con lo spirito giusto, senza pensare di essere stati più furbi degli altri andando alla scoperta di una nuova Railay o una Koh Phi Phi senza i turisti e i resort. Nei blog di viaggio si trovano storie molto contrastanti, che vanno dal “è un paradiso” al “sopravvalutata e il mare è brutto”, all’inevitabile “è come le isole più famose 30 anni fa”. L’isola è splendida ma non è certo la più bella della Thailandia, il mare è molto bello ma non il più bello, la gente è amichevole ma comunque ben abituata ad interagire con gli stranieri, che sono pochi per gli standard thailandesi ma non poi così rari. E’ luogo ideale per fermarsi a lungo a meditare, studiare, scrivere, suonare, cucinare, giocare a freccette, bere birra o farsi lunghe camminate, ma non migliore di altri posti più noti. Il vero punto di forza è proprio la sensazione di essere in un posto molto remoto lontano da tutto, con però quel minimo di comodità che non guastano.
Non è certo il posto più bello tra i tanti che ho visto in Thailandia ma è senza dubbio uno di quelli dove sono stato meglio, e ci tornerò più che volentieri se dovessi passare di nuovo da quelle parti.