Tiruvannamalai, Tamil Nadu
Ce l’ho fatta!! Dalle sorgenti del Gange a Cape Comorin. 6500 chilometri ( che pero’ sono gia’ aumentati nel frattempo a 7200 ), 7 stati attraversati e 32 localita’ visitate. OK, lo so che c’e’ gente che fa giri del mondo in vespa e che attraversa l’Africa a piedi ma per me e’ comunque stata un’impresa e un sogno che si e’ realizzato dopo molti anni. E’ stato un viaggio molto “disorganizzato” e l’itinerario che avevo in mente alla partenza e’ stato cambiato piu’ volte. Per gli spostamenti ho sempre usato mezzi locali ( niente taxi privati o autobus turistici ) e gli hotel li ho scelti quasi sempre a caso una volta sul posto ( alberghi che non troverete sulla lonely planet ma quasi tutti piu’ che dignitosi ).
Il bilancio di questa prima meta’ di viaggio non puo’ che essere positivo, con solo qualche inconveniente negli spostamenti che comunque era in preventivo. Posso dire di aver visto molte “Indie”: quella piu’ mistica dei grandi templi e dei luoghi di pellegrinaggio, quella insopportabile delle metropoli, quella del caldo soffocante, del freddo pungente e quella dell’uragano Nisha, quella stupefacente delle valli e delle vette himalayane, quella delle comunita’ di viaggiatori, quella piu’ turistica dei viaggi organizzati, quella della moschee, dei bazaar e delle donne velate, quella dei villaggi sperduti in mezzo al nulla, quella dei Buddha e dei Shiva giganti, quella dei piu’ sacri Sivalinga, quella del tempio di Baba Cesare, quella delle folle opprimenti e quella del silenzio, quella del Ramanashram e della collina sacra e quella della Vivekananda Rock.
Il rapporto con gli indiani e’ stato come sempre contrastato, in molte parti dell’India sono troppo invadenti e maleducati per i miei gusti ( e benche’ qui tutti mi chiamino “Sir” non e’ che io sia proprio un Lord inglese e quando parlo di maleducazione intendo oltre i limiti della civilta’) e in ogni caso il loro modo di vivere e di agire per me e’ spesso incomprensibile ( ma ci ho rinunciato a capirli, e’ impossibile…). Ma non voglio certo fare delle sciocche generalizzazioni: questo paese e’ piu’ un continente che una singola nazione e in ogni stato c’e’ gente diversa con particolari usi e costumi. Ho trovato anche molte persone eccezionali con le quali confrontarmi e arricchire il mio bagaglio di conoscenza e di esperienza. Tra tutti ho preferito pero’ gli indiani delle montagne, sara’ perche’ anch’io ho l’animo del montanaro e tra la gente di montagna c’e’ sempre una certa affinita’. Tra le donne non ho dubbi: le piu’ belle sono quelle del Madhya Pradesh, soprattutto quelle di origine mediorientale.
Rameswaram
L’arrivo a Rameswaram non e’ stato dei piu’ felici: verso le 4 e mezza di mattina sono stato svegliato sul treno da gente che discuteva ad alta voce e solo dopo un bel po’ sono riuscito a capire che il treno causa maltempo ( “waves, big waves” ) non sarebbe arrivato a destinazione ma si sarebbe fermato a Mandapam. Sceso dal treno sono riuscito a contattare il controllore che mi ha detto che bisognava proseguire in autobus e mi ha indicato la direzione del bus stand. Dalla stazione ho quindi seguito dei gruppi di pellegrini ma dopo poco ho capito che come me neanche loro avevano la minima idea di dove si dovesse andare a prendere questo fantomatico bus. Mi sono quindi ritrovato in un bus stop in mezzo al nulla piu’ assoluto, buio pesto e una tormenta di pioggia che infuriava ( il giorno dopo ho scoperto che si trattava dell’uragano Nisha, che ha fatto molti danni in tutto il Tamil Nadu orientale ). Dopo una mezz’ora ero quasi certo che di li’ non sarebbe mai passato nessun autobus, ma ormai avevo deciso di aspettare almeno l’alba e che calasse un po’ la pioggia ( ne avevo presa gia’ abbastanza ). Poco dopo due fari sono spuntati tra la foschia e incredibilmente…era l’autobus per Rameswaram! Sceso nei pressi del tempio in mezzo ad un’impressionante fiumana di pellegrini tutti bagnatissimi ho iniziato a cercare una stanza ma i lodge erano tutti pieni, c’e’ moltissima gente in questo periodo. Pioveva fortissimo e nelle strade c’erano pozze d’acqua che arrivavano al polpaccio. Alla fine sono riuscito a trovare qualcosa in una bettola vicino al tempio e non sono stato a discutere piu’ di tanto ( e comunque ho visto di molto peggio ), anche perche’ avevo bisogno di almeno altre 2 o 3 ore di sonno.
Come in altri luoghi simili dell’India cio’ che colpisce di piu’ e’ l’atmosfera mistica, e in questo caso anche abbastanza surreale, che si percepisce entrando nel tempio e avvicinandosi al Sancta Sanctorum percorrendo i bellissimi lunghi corridoi che sono una delle caratteristiche di questo tempio. Questo pellegrinaggio e’ molto particolare e dovrebbe essere abbinato almeno a quello di Varanasi ( ma quello completo, il Char Dam, sarebbe quello di Dwarka, Puri, Badrinath e appunto Rameswaram, ma ci sono diverse versioni ) da dove bisognerebbe portare l’acqua del Gange. Prima del Darshan ( visione ) del sacro Lingam bisogna bagnarsi con l’acqua delle 22 vasche che si trovano nel tempio ( ci sono dei tipi che pescano l’acqua con dei secchi legati ad una corda e la gettano addosso ai poveretti ). In una giornata molto piovosa e non certo calda le centinaia di pellegrini ( gli uomini tutti a petto nudo e con il classico longi nero ) erano tutti molto infreddoliti ma decisissimi a concludere il loro rituale. C’e’ da fare anche un bagno ( non ho capito se prima o dopo ) nel mare, in una specie di Ghat che si trova dietro il Gopuram principale del tempio. Una cosa che merita davvero di essere vista: i gruppi di fedeli si tengono per mano e piano piano entrano in acqua, fino ad immergersi completamente.
Avevo letto che l’ingresso al Sancta Sanctorum e’ “spesso” vietato ai non induisti. Io sono entrato e non avendo letto nessun cartello a riguardo mi sono fatto la mia bella fila e cosi’ ho avuto il mio bel Darshan del quarto jyotirling, che pero’ a differenza degli altri non si puo’ toccare ma solo ammirare da lontano. In realta’ ero entrato da un ingresso secondario e quando sono uscito da quello principale ho scoperto che il cartello ” non-hindus are not allowed ” c’era e anche bello grande. Comunque nessuno mi ha detto niente e a dire il vero un po’ indu’ sicuramente lo sono e questi divieti, secondo me figli della stupidita’ di qualche casta di preti piu’ che della religione, mi sono sempre sembrati assurdi e senza senso.
E’ stata un’esperienza molto bella, malgrado la pioggia e le difficolta’ per arrivare all’isola. D’altronde lo stesso Baba Cesare ad Hampi mi aveva detto: ” Se vai a sud c’e’ un altro jyotirling, a Rameswaram, devi assolutamente andarci! “. Il libretto che ho comprato a Grishneswar sui 12 jyotirlings descrive molto bene il tempio e l’esperienza dei pellegrini:”Questo tempio si trova su un’isola di sabbia, merita di essere visitato ed e’ una meravigliosa esperienza. Il Gopuram principale ( purtroppo in restauro… ) e’ composto da 10 piani e le sue statue, colonne e bassorilievi finemente scolpiti lasciano la gente stupefatta. L’onnipotenza del Signore ( Siva ) e’ chiaramente percepita in questo luogo e la debolezza e l’ottusita’ della mente umana vengono automaticamente rimosse e i suoi orizzonti ampiamente allargati”.
Kanyakumari
“I’m writing this at the Cape, in front of the sea, where three waters meet and furnish a sight unequalled in the world. For this is no port of call for vessels and the waters around, like the Goddess, are virgin” ( Mahatma Gandhi )
Il viaggio per kanyakumari e’ stata una vera odissea: piu’ di 10 ore in un torpedone lentissimo e scomodissimo per strade secondarie spesso non asfaltate e allagate. Ad un certo punto la strada e’ quasi scomparsa e per parecchi chilometri il viaggio si e’ trasformato in una specie di camel trophy by bus, allucinante!! A salvare il viaggio sono stati i 50 km finali, quando il paesaggio si e’ trasformato in un paradiso tropicale di palme e risaie, illuminato dalla tiepida luce del tramonto, che da queste parti e’ sempre spettacolare. Intorno torreggiavano a centinaia le eliche dei generatori di energia eolica, che per molti inquinano il paesaggio ma invece a mio avviso hanno un certo fascino, soprattutto in posti come questi. Kanyakumari e’ cambiata parecchio da quando la vidi piu’ di 10 anni fa, la zona attorno alla Vivekanada rock e al Gandhi memorial si e’ trasformata in un enorme mercato turistico affollatissimo dove si vendono tutte le cianfrusaglie inutili tipiche di questi posti ( barchette, cappelli di paglia, conchiglie, giocattoli… ). Molti anche gli hotel, anche di lusso, e le agenzie di viaggio e di cambio di danaro. Non mi sono fermato molto, giusto il tempo di vedere l’alba ( cupa ma sempre molto bella ), andare al tempio e alla Vivekananda rock, dove c’erano file chilometriche. Ricordavo che il tempio era vietato ai non induisti, ma a quanto pare il divieto e’ stato tolto ( o semplicemente il cartello e’ caduto… ) e comunque sono entrato lo stesso. Questo tempio e’ dedicato alla Dea Kumari Devi ( Kanya Devi, una manifestazione di Parvati ) ed e’ considerato molto propizio soprattutto per i pellegrini maschi, visto che questa Dea garantisce fortuna e prosperita’.Gli uomini devono indossare un lungi ed entrare nel Sancta Sanctorum a petto nudo. La mia tenuta senza maglietta ( ho diversi tatuaggi ) suscita sempre molta curiosita’ e stupore tra gli indiani, e molti apprezzano il tatuaggio con l’OM ( che ho disegnato io stesso e poi fatto fare a Bali ). La statua della Dea e’ molto bella ed e’ famosa fra l’altro per il grosso diamante che indossa al naso. Chi e’ stato in Nepal ricordera’ che a Durbar Square a Kathmandu c’e’ la versione vivente di questa Dea, che viene scelta da bambina ed e’ oggetto di grande venerazione e superstizione. Alla Vivekananda rock, che e’ davvero l’estrema punta meridionale dell’India, mi sono fermato pochissimo. c’era troppa gente per i miei gusti ( Ma la mega statua del santo tamil Tiruvalluvar c’era gia’ la prima volta che venni qui? Io non me la ricordo… ). Il mio giudizio sulla citta’ sostanzialmente non cambia molti anni dopo: e’ un posto-simbolo per chi ama l’India che va sicuramente visto ma dove fermarsi poco, un giorno al massimo.
Madurai
Su Madurai ho ben poco da scrivere, vedere il mio amato Meenaksi temple con tutti i gopuram coperti da quelle orribili “capanne ” di paglia e’ stata una vera delusione e anche se l’interno resta molto bello e mistico ( qui pero’ nei sancta sanctorum non c’e’ verso di entrare, sono vietatissimi ) sono andato via abbastanza sconsolato. Immaginate di andare a vedere i musei vaticani e di trovare la Cappella Sistina chiusa, la sensazione e’ stata un po’ quella. Be’ almeno io il tempio in tutto il suo splendore l’ho gia’ visto, a differenza dei molti turisti arrivati in citta’ per la prima volta. Da quel poco che si intravede per il restauro hanno usato dei colori molto sgargianti, penso proprio che un giorno tornero’ a Madurai…