Non é un compito semplice descrivere una cittá come Istanbul: tutto ció che c’era da scrivere su questa straordinaria metropoli é giá stato scritto, e da gente che con le parole se la cavava molto meglio di me. Ci proveró lo stesso, iniziando ad escludere le solite banalitá che non vorrei leggere in un post su questa cittá: “il ponte tra l’Oriente e l’Occidente”, “una cittá di grandi contrasti”, “i sapori e gli odori dell’Asia nei bazaar”, “minigonne e minareti”. E se cercate “le 10 cose da non perdere a Istanbul” le trovate in altri blog.
La prima cosa che mi ha colpito di questa cittá, nel vero senso della parola, e’ stata la folla del centro di Beyoglu. L’autobus mi molla vicino a Taksim Square, la piazza-simbolo delle recenti proteste contro il governo, e mi incammino senza indugi verso Istiklal Caddesi, la famosa strada pedonale dove si trovano negozi alla moda e locali per tutti i gusti. E’ sabato sera e c’é moltissima gente, devo fare un vero e proprio slalom tra la folla per non venire travolto. Riesco comunque a trovare la laterale giusta e la guesthouse che ho prenotato, che si trova all’interno di un antico bagno turco. Malgrado questa zona sia molto “europea” appena esco in strada sono subito affascinato dall’atmosfera di questa cittá, che é davvero qualcosa di unico. Ci sono varie teorie su quale sia il quartiere migliore dove soggiornare: per moltissimi Sultanahmet E’ Istanbul, quindi non ha senso fermarsi altrove. E’ vero che le maggiori attrazioni turistiche si trovano in quella zona, e che alcuni hotel offrono una splendida vista sulla Moschea Blu, ma ció significa anche piú turisti, prezzi piú alti e zero o quasi contatti con i locali. Beyoglu é la zona dello shopping e della vita notturna, ma puó essere un’ottima base anche per i non festaioli, basta scegliere un posto ad una distanza ragionevole dalla via principale. Tra Beyoglu, Tophane e Galata ci sono molti angoli pittoreschi, rigattieri, artigiani, ristoranti per tutti i gusti, locali con musica dal vivo e bar dove si puó bere una birra ad un prezzo ragionevole. E anche fare quattro chiacchiere col tizio che ha appena finito di lavorare o col tifoso del Galatasaray. Forse é proprio Galata il quartiere migliore, visto che si trova ad una giusta distanza sia da Taksim che da Sultanahmet.
Guardando la mappa della cittá si potrebbe pensare che sia quasi impossibile girare a piedi, i quartieri del centro sembrano degli intricati labirinti di strade e vicoli e le distanze enormi. In realtá Istanbul proprio grazie alla particolare urbanistica e ai grandi monumenti visibili anche da molto lontano é una cittá dove camminare é molto piacevole e dove é quasi impossibile perdersi. Certo le distanze sono notevoli ma se come me non avete problemi a farvi 10 o 15 chilometri al giorno potete girare tranquillamente tra le varie zone del centro senza spendere un centesimo. Una buona idea é comunque rimanere sempre vicino alle linee del tram o della metro e alle strade principali: il trasporto pubblico é ottimo e facile da utilizzare.
Istanbul piace a tutti. E’ quasi impossibile trovare qualcuno che ne parli male o che la consideri sopravvalutata, come invece accade per altre cittá europee tipo Londra o Parigi. Non é facile spiegare cos’é che la rende cosí speciale. Ci sono monumenti di grande valore, ma non sono paragonabili a quelli di Roma. C’é una vivace e frenetica vita notturna, ma non é certo Barcellona. I musei hanno in esposizione straordinarie opere d’arte, ma non c’é un Louvre o una National Gallery. E’ senza dubbio una cittá con un’anima, é qualcosa che si puó percepire chiaramente tra le antiche mura medievali, tra le affollati bazaar, tra i rumorosi tavoli dei meyhane, sorseggiando un cay in un cay bahcesi, attraversando il ponte di Galata o guardando il mondo che passa tra le volute di fumo di un narghilé. In cittá come queste capisci subito quanto é importante la storia: nessuna Dubai o Kuala Lumpur, con i loro grattacieli alti un chilometro e la connessione wi-fi anche nei cessi delle stazioni, ti puó affascinare come Istanbul, Roma o Il Cairo.
Forse sto per dire un’eresia architettonica ma a me Hagia Sofia é sembrata un ibrido mal riuscito tra una chiesa e una moschea, e ho preferito senza dubbio la Moschea Blu. Sicuramente per la sua storia va considerata come uno dei grandi monumenti del mondo ma esteticamente non é nulla di eccezionale, non é qualcosa che ti lascia senza parole come la Basilica di San Pietro o il Duomo di Milano. Il mio peró é un giudizio parziale sulla struttura esterna, perché non ho visto l’interno ( troppi turisti e troppo caro il biglietto ). Non mi é piaciuto nemmeno il giardinetto con fontana e palme tra la Moschea Blu e Hagia Sofia: un luogo cosí suggestivo merita sicuramente qualcosa di meglio. In ogni caso questa zona é veramente una delle meraviglie del mondo, ci puoi passare giornate intere ad immaginare com’era nell’antichitá: i cavalli lanciati a folli velocitá nell’ippodromo, i crociati che saccheggiano Hagia Sofia, Mehmet il Conquistatore che sfonda le mura al Topkapi ed entra vittorioso nella cittá, il Sultano Ahmet che inaugura la Moschea Blu…
Non lontano da Sultanahmet si trova il quartiere del Gran Bazaar, il vero cuore della cittá, un luogo che da secoli attira e affascina mercanti e viaggiatori di tutto il mondo. Il famoso Gran Bazaar, il souq piú grande e ricco del mondo, si trova all’interno di antiche mura medievali in cima ad una collina. La struttura non é quella originale fatta costruire da Mehmet ma comunque é un luogo estremamente suggestivo che merita piú di una visita. Malgrado sia un mercato moderno e piuttosto turistico non si puó certo dire che abbia perso il suo fascino e resta senza dubbio una delle maggiori attrazioni della cittá. Come é facile immaginare peró i prezzi sono molto alti: anche contrattando fino ad ottenere metá o un terzo del prezzo di partenza si finirá per pagare comunque di piú di quanto si pagherebbe in altri mercati o in negozi in zone non turistiche. Lo Spice Bazaar forse é ancora piú turistico, ma é molto colorato e fotogenico. Tra questi due mercati coperti ci sono un’infinitá di negozi e bancarelle che vendono davvero qualsiasi cosa. Nel quartiere del Gran Bazaar ci sono anche monumenti molto interessanti, tra i quali spicca la grande moschea Suleymanye, che fu fatta costruire da Suleyman il Magnifico ed é considerata il capolavoro del grande Sinan. Si trova in cima ad una collina e domina tutta la cittá.
Con in mente immagini di Kebab e carni alla griglia, ero abbastanza convinto di arrivare in un paese poco vegetarian-friendly, dove come mi era giá successo in passato dovevo inventarmi qualcosa ogni giorno per fare un pasto decente. Mi sbagliavo, e anche di grosso. E’ vero che i turchi amano molto la carne e il pesce, ma la loro cucina é molto varia e ci sono moltissimi piatti vegetariani. Nei vari restoran, meyhane e lokante hai sempre valide alternative alla carne, anche se vengono in genere considerati dei piatti di contorno. In piú ci sono molti fast food economici tipo i borekci ( che fanno una specie di torta di pasta sfoglia salata con ripieno di patate, spinaci o formaggio, buonissima ) o i pideci che fanno una similpizza piú che accettabile. Per gli onnivori c’é solo l’imbarazzo della scelta. Molti dicono che Istanbul é cara, ma secondo me é una cittá piú che godibile anche per chi viaggia a basso budget, basta sapersi organizzare e rinunciare a musei, tour e noiose attrazioni turistiche. Io ad esempio ho speso una media di 15 euro al giorno, senza grosse rinunce. Ci sono cittá nel mondo piú economiche ma nel contesto europeo Istanbul non é certo la piú cara.
La notizia di questi giorni a Istanbul é l’inaugurazione della metro sotto il Bosforo, tutti ne parlano e molti vogliono farci “un giro di prova”, visto che per i primi giorni tra l’altro sará gratuito. Un viaggio a Istanbul non ha molto senso senza una visita alla parte asiatica della cittá, che si trova dall’altra parte del Bosforo e che fu il primo insediamento urbano con il nome di Chalcedon. Poi la cittá che conosciamo oggi come Istanbul e che fu in passato Bisanzio e Costantinopoli si sviluppó nella parte europea, quindi la parte al di lá del Bosforo é sicuramente meno ricca di fascino e di monumenti, anche se Uskudar, l’antica Scutari, puó offrire un paio di splendide moschee medievali costruite da Sinan e interessanti quartieri molto tradizionali. Ci sono varie opzioni e tour possibili per visitare la parte asiatica, anche se secondo me la scelta per chi non ha molto tempo a disposizione é tra andare fino in fondo al Bosforo, ad Anadolu Kevagi, a vedere il Mar Nero, e la visita a Kadikoy e Uskudar. Approfitto quindi dell’occasione del mercato settimanale di Kadikoy ( Sali Pazari ), un vero mercato locale per locali ( e dicendo questo non voglio certo criticare il Gran Bazaar e gli altri mercati del centro, ma non si puó negare che senza turisti sarebbero un’altra cosa ) per andare a vedere quella parte della cittá e ritornare poi nel Corno d’Oro con la nuova metro. Il viaggio in traghetto da Eminonu é bellissimo, con grandiosi scorci su tutti i monumenti della cittá, sul Bosforo e il Mar di Marmara, quindi anche con la metro in funzione resta l’opzione migliore. Poco prima dell’attracco a Kadikoy si passa davanti alla famosa stazione dei treni, un bizzarro edificio in stile germanico che di certo non ti aspetti di vedere affacciato sul Bosforo. Kadikoy, malgrado abbia origini antichissime, é una delle zone piú moderne della cittá e in alcune strade sembra davvero di camminare nella vecchia Europa. Il mercato si trova ad un chilometro dal porto, non lontano dallo stadio del Fenerbahce e dall’esclusivo quartiere Moda.
Ad Istanbul é pieno di italiani. Appena ti avvicini a qualsiasi monumento, dalla Moschea Blu alla Torre di Galata, inizi a sentir parlare italiano, molto piú di altre lingue, compreso l’inglese. Quelli che scrivono sui blog “gli italiani non viaggiano”, tra l’altro senza mai citare uno straccio di statistica, basandosi sul loro titolo di “esperti” di viaggio, per quanto mi riguarda dicono una fesseria. La realtá é che gli italiani non viaggiano come backpackers, e secondo me va bene cosí, ce ne sono giá troppi di altre nazionalitá ( e molti farebbero un grosso favore all’umanitá se rimanessero a casa loro ).
Per la maggior parte dei turisti Istanbul é solo Sultanahmet, Beyoglu e poco altro, ma ci sono varie altre zone della cittá che hanno molto da offrire e che possono darci un’immagine diversa di quella dei quartieri piú turistici. Perché c’é anche una Istanbul dove l’europa e l’occidente sembrano lontanissimi, dove la vita della gente ruota attorno alle grandi moschee e ai bazaar tradizionali, dove molte donne portano il chador nero e molti uomini lunghe barbe e camicioni. Ci sono anche quartieri che purtroppo ci testimoniano una vera e propria “pulizia etnica” adottata dal governo turco ai danni di cristiani ortodossi greci ed ebrei, cacciati o costretti ad emigrare da un paese che era il loro ben prima dell’arrivo dei musulmani. Tra questi Fatih, Fener e Balat sono i piú affascinanti, con interessanti monumenti e zone degradate con case fatiscenti. Vicino alla grande moschea Fatih, la prima costruita dopo la conquista ( anche se purtroppo quella attuale non é quella originale ) trovo per caso un altro grande bazaar settimanale, forse ancora piú grande di quello di Kadikoy: c’é moltissima gente, i commercianti urlano a squarciagola per attirare i clienti, che sono principalmente devote donne musulmane ben coperte da veli e chador. In vendita c’é di tutto, ma anche qui resto affascinato dalle innumerevoli varietá in offerta nei banchi delle olive.
Fener era il quartiere dei cristiani ortodossi greci, i veri discendenti degli antichi Bizantini, che fino ad una cinquantina di anni fa o poco piú erano una delle comunitá piú numerose e ricche della cittá. Poco dopo la Seconda Guerra Mondiale tutto é cambiato, e gli estremisti islamici hanno iniziato a perseguitare Cristiani Greci ed Armeni e gli Ebrei. La vita per questa gente diventó quasi impossibile e la maggior parte scelsero di andarsene in America o in Europa. Oggi resta solo una piccola comunitá di poche migliaia di persone, in maggioranza anziani, che probabilmente in pochi anni sparirá per sempre. Duemila anni di storia cancellati per sempre da intolleranza religiosa, bigottismo e stupiditá. Balat era il ghetto ebreo e si é svuotato anche prima di Fener, visto che molti hanno preferito trasferirsi in Israele che rimanere in un Paese nel quale erano considerati degli stranieri solo perché non appartenevano alla “pura” razza turca. Tra case fatiscenti o abbandonate, e tra gli sguardi diffidenti dei “nuovi” abitanti della zona, cerco di scoprire se c’é ancora qualche traccia dei cristiani qui ad Istanbul. Non c’é piú molto, anche se la stupenda chiesa Chora, uno dei piú grandi capolavori dell’arte Bizantina, rimane a ricordarci che questa cittá fu la capitale del cristianesimo per piú di mille anni.