Da Siem Reap alle 4000 isole

kratie

Archiviata la pratica Angkor, mi faccio un giorno di riposo totale a Siem Reap ( che non fa schifo come molti dicono ma ha un po’ tutti i difetti delle città che ospitano queste attrazioni turistiche strafamose ) e quindi sono pronto a raggiungere di nuovo il Mekong e a seguirlo fino in Laos. Ho ancora una settimana di visto e posso prendermela comoda, con una prima tappa a Kompong Cham e una seconda a Kratie, due città che non avevo mai sentito nominare prima. Entrambe hanno un bel fascino da piccola città di provincia cambogiana, con tanti edifici coloniali più o meno abbandonati e un ambiente molto tranquillo e rilassato. C’è un buon giro di stranieri, soprattutto backpackers che vanno o arrivano dal Laos ( o in viaggio verso Ratanakiri e Mondulkiri ), ma rispetto ad altre città cambogiane non ci sono stati grandi cambiamenti. Nelle ore centrali del giorno la temperatura sale ben oltre i 40 gradi e non c’è quasi nessuno in giro. La buona notizia è che ci sono tanti bar in riva al Mekong che hanno ottima birra locale alla spina a 50 centesimi di dollaro, servita in bicchieri tenuti in freezer da belle cameriere molto sorridenti.

kompong cham

kompong cham

A Kompong Cham ci si ferma quasi esclusivamente a fare una tappa per dividere in due il viaggio verso qualche altro posto, ma un paio di cose vagamente interessanti ci sono, come il pittoresco ponte di bamboo stagionale sul Mekong ( viene costruito ogni anno dopo la piena ) che collega la terraferma all’isola Koh Paen e qualche rovina Khmer sparsa qua e là ( ma dopo aver visto Angkor non è che hai tanta voglia di vedere altre rovine che sai già essere molto meno belle ). E’ la terza città della Cambogia ma sembra veramente una tranquilla, piccola cittadina di provincia, in certe zone pare quasi abbandonata.

kompong cham

kompong cham

Malgrado la città non sia granché mi è piaciuta: c’è una cultura diversa da quella del resto della Cambogia ( i Cham sono un interessante gruppo etnico di religione islamica che probabilmente proviene dal Borneo ), e la gente mi è sembrata decisamente più socievole e amichevole; ho trovato un bell’hotel decrepito in un fatiscente edificio coloniale a 4 dollari a notte, con grande veranda sul fiume e bar con tavolini fuori a fianco, che aveva oltre all’indispensabile Angkor gelata anche ottimi panini e patatine fritte ( che ho gradito molto, alla faccia del ridicolo cliché del “vero viaggiatore” che DEVE mangiare solo “cibo di strada” locale ); c’è un’alba spettacolare sul fiume, vale veramente la pena alzarsi presto per gustarsela e osservare il viavai dei pescatori.

kratie

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Anche Kratie è una città sul Mekong frequentata prevalentemente da viaggiatori di passaggio in viaggio da/verso il Laos, qui però il fiume è molto più grande e maestoso e si trova sull’altro lato, quindi si possono ammirare bellissimi tramonti, tra i più belli in assoluto sul Mekong. E anche a Kratie gli edifici coloniali versano in pessime condizioni e alcuni quartieri sembrano zone abbandonate dopo una guerra civile. Rispetto a Kompong Cham c’è però più giro di stranieri, anche perché molti si fermano per vedere i delfini Irrawaddy o per fare varie attività sul fiume. Io ho preferito farmi qualche giro in bici tra le deliziose campagne e i villaggi, faceva troppo caldo però, quindi ho rinunciato a fare escursioni troppo lunghe o ad andare sull’isola di fronte Koh Trong . Dei delfini non me ne fregava granché ma sono andato comunque a farmi un giro da quelle parti, vale la pena sicuramente per il paesaggio, sulla strada c’è anche un bel tempio buddhista su una collina.

kratie

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Per andare alle 4000 isole l’opzione più sensata ( e forse l’unica disponibile ) è il “pacchetto” minibus fino a Stung Treng+bus grande fino al confine+altro minibus fino a Nakasong +barca per Don Det/Don Khon, anche se ci sarà il solito sovrapprezzo per il visto al confine ( che tra l’altro è in mezzo al nulla, quindi non c’è la possibilità di fare tutto da soli, a meno che non si voglia camminare per parecchi chilometri con lo zaino ) e si viaggerà assieme ai soliti backpackers annoiati. Un tedesco ha pure avuto la brillante idea di tirare fuori un bel sacchetto di erba e rollarsi un cannone mentre aspettavamo il visto, con i poliziotti seduti a 5 metri. Qui nel Sud Est Asiatico puoi veramente incontrare i viaggiatori più stupidi del mondo, non si finisce mai di stupirsi. Il tutto è organizzato malissimo ( anche perché il vero scopo non è offrire un servizio ma fregare soldi agli ingenui e ricchi stranieri ), ti fanno perdere un sacco di ore a Stung Treng e al confine e alla fine un viaggio che dovrebbe essere in teoria di poche ore dura un giorno intero. Insomma, un passaggio di confine “all’africana” senza la parte avventurosa, perché anche in questo caso la sensazione è quella di essere parte di un gruppo da tour. Ma almeno siamo a arrivati al molo per le 4000 isole giusti per il tramonto, che è veramente eccezionale. Questa è veramente una delle più belle zone di tutto il Sud Est Asiatico.

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