Malgrado molti posti in Cambogia vengano venduti come “off the beaten path”, in realtà il Paese è molto più sfruttato e turistico di quanto si possa immaginare e uscire dai backpacker trails è veramente difficile: quasi ovunque tu vada sei praticamente sempre sulla rotta per la Thailandia, il Laos o il Vietnam, e la sensazione è spesso quella di seguire una specie di carovana di viaggiatori zaino in spalla che si sposta da una città all’altra. Nelle città, anche quelle più piccole e con scarse attrattive, trovi spesso molti stranieri ( ci sono anche parecchi expats e pensionati ) e i locali quasi non ci fanno più caso. In un mese in Cambogia ho trovato un solo posto vagamente “incontaminato”: Kompong Chhnang, una piccola cittadina che si trova qualche ora a nord di Phnom Penh, adagiata sul Lago Tonlè Sap.
E’ un ottimo posto per osservare la vita dei cambogiani in una città non influenzata dal turismo e soprattutto per andare a visitare i villaggi su palafitte e su barche tipici di questo lago. Ce ne sono alcuni anche più a nord vicino a Siem Reap ma da quanto ho capito ormai sono diventati una specie di riserva ad uso e consumo dei turisti dove imperversano tour di ogni tipo, bambini mendicanti, touts aggressivi e tutto il solito triste circo tipico dei posti rovinati dal turismo di massa.
A kompong Chhnang invece c’è ancora il gusto di camminare in tranquillità tra i villaggi, contrattare di persona con il barcaiolo, fermarsi qua e là a curiosare tra le palafitte e le case-barche. Qualcuno potrebbe invitarti anche per un tè, a dare un’occhiata alla sua barca-bottega o alla scuola elementare galleggiante. La città è anche un porto molto trafficato ed è molto interessante osservare le frenetiche attività di carico e scarico la mattina presto. Questa zona della Cambogia è molto fertile quindi molti prodotti dell’agricoltura vengono esportati nel resto del Paese. In più c’è ovviamente molto pesce e il vasellame di terracotta tipico della regione ( il nome della città significa proprio “porto dei vasi di terracotta” ). Non ci sono barche piene di turisti con la macchina fotografica al collo o tizi che vendono cianfrusaglie inutili, nessun mendicante professionista, zero attaccabottone in cerca di qualche facile guadagno. No, non sei il primo occidentale che vedono, un minimo giro di stranieri c’è ovviamente anche lì, ma è un posto tranquillo e secondo me ancora molto genuino.
Battambang è forse la città della Cambogia che ho apprezzato di più. Sobria e decadente, sonnolenta e multiculturale, è il classico posto dove puoi stare volentieri ore o anche giorni interi seduto in un caffè a leggere un buon libro, a fantasticare sul tuo futuro ( magari studiando una mappa per un prossimo viaggio… ) o semplicemente a bere qualche birra osservando il mondo che passa. Oppure affittare una bici e andare a farti un giro tra le campagne, che sono molto belle e dove si incontrano tantissimi bambini sorridenti ed entusiasti ( anche loro in bicicletta ). Non c’è nulla di particolarmente interessante in città, nessuna attrazione che possa attirare gente in cerca di foto di cose famose da postare su qualche social ( spesso con loro in primo piano ). C’è giro di viaggiatori stranieri ma pochi si fermano più di un giorno, quasi tutti ci vengono per poi fare il viaggio in barca verso Siem Reap. Non ci sono bar che chiudono tardi o discoteche, né McDonalds o Starbucks. Eppure c’è una bella atmosfera, molto piacevole, anche in queste caldissime giornate di inizio marzo. A molti sembrerà impossibile, ma si possono vivere bellissime esperienze di viaggio anche in posti “poco interessanti” come Battambang, dove non ci sono “da fare” musei, siti unesco, cascate o tour in villaggi tradizionali ( volendo c’è il “treno” di bamboo però, che a me è sembrata la più classica trappola per turisti annoiati ). Anzi, forse è proprio in città come queste che si riesce a cogliere la vera essenza di un Paese e a conoscere le persone più vere e disponibili. Qui poi c’è un bel mix di culture e una massiccia presenza di expats ben integrati ( soprattutto francesi, molti lavorano nelle ONG ), e si è creata una bella atmosfera, qualcosa un po’ a metà tra vera Cambogia tradizionale e vita rilassata sud-europea.
La vita della città ruota attorno al piccolo mercato, un ameno edificio in stile art déco dove si trova un po’ di tutto, dalla frutta tropicale ai gioielli, fino alle classiche cianfrusaglie cinesi. E tante donne sorridenti e simpatiche con bei cappelli di paglia. C’è anche qualche bel edificio coloniale, alcuni lungo il fiume sono stati ben restaurati di recente. Tra le campagne ci sono bei villaggi, delle rovine Khmer, qualche tempio buddista. Battambang non è grande ma ci sono bar e ristoranti per tutti i gusti, c’è anche un piccolo night market dove si può trovare ottima ed economica cucina khmer ( c’è anche qualcosa di vegetariano, cosa non sempre scontata da queste parti ).
Insomma, se non avete molto tempo da perdere in luoghi “poco interessanti”, evitate Kompong Chhnang e Battambang. Se invece ce l’avete… bè, potreste esserne affascinati e fermarvi più del previsto.