Jalgaon. Maharastra
Bhopal e’ una delle citta’ indiane piu’ famose nel mondo, ma purtroppo per i suoi abitanti questa fama non e’ dovuta a particolari bellezze naturali o artistiche. Una notte di dicembre del 1984 qui si verifico’ il piu’ grave disastro industriale della storia, una tragedia immane che costo’ la vita a molte migliaia di persone. Quella notte gli abitanti di Bhopal si svegliarono all’improvviso sentendo nell’aria un forte odore di cavolo lesso, ma presto si accorsero che la cucina non c’entrava nulla. All’interno della fabbrica americana Union Carbide, che produceva il pesticida Sevin, presentato come un prodotto miracoloso in grado di portare l’arretrata agricoltura indiana nel xx secolo, si scateno’ una violentissima reazione chimica che nessuno riusci’ a controllare. In pochi minuti una densa nube tossica di isocianato di metile avvolse tutta l’area attorno alla fabbrica, una zona fittamente popolata: oltre 100.000 persone nel raggio di solo un chilometro. In poche ore morirono circa 8000 persone, ma nei giorni successivi si contarono almeno altri 30.000 decessi causati dalla tragedia. Difficile dire quante persone si ammalarono e morirono a causa del disastro, quanti bambini nacquero deformi o con gravi malattie, quante donne rimasero sterili. Probabilmente e’ un numero che si aggira attorno alle 5-600.000 unita’.
Malgrado la causa scatenante della tragedia sia stata probabilmente un errore umano ( causato pero’ da personale non specializzato ) le colpe della multinazionale americana non sono poche. La fabbrica era ormai da tempo in crisi e aveva deciso di trasferirsi altrove, l’impianto era chiuso, con i sistemi di sicurezza disattivati, compresa la fiamma che avrebbe dovuto bruciare i gas. Al suo interno pero’ giacevano ancora parecchie tonnellate di sevin, oltre che ad altre numerose sostanze altamente tossiche. La Union Carbide non ha mai voluto rivelare l’esatta composizione chimica del pesticida, quindi gli effetti del gas tossico sul corpo umano sono ancora sconosciuti. Il processo, una farsa durata molti anni, si e’ concluso con una sentenza a porte chiuse di un tribunale indiano ( che ha sicuramente favorito i dirigenti americani, un processo in america sotto i riflettori della stampa internazionale sarebbe stato certo piu’ equo ) che assegnava un risarcimento ridicolo alle vittime, che basto’ a malapena per le cure mediche di qualche anno. Anche la condanna penale fu ridicola, e in ogni caso il governo americano rifiuto’ l’estradizione del responsabile ( forse giustamente, in India sarebbe stato linciato a morte o ucciso in carcere ). Ma la cosa piu’ assurda di tutta questa storia allucinante e’ che nessuna vera bonifica dell’impianto e’ mai stata fatta e che il sevin e’ ancora li’, sepolto in degli enormi sarcofagi sigillati di cemento. E sono li’ ancora molte altre sostanze pericolosissime, che continuano ad inquinare l’aria, ma soprattutto l’acqua, di questa sfortunata citta’.
La fabbrica della Union Carbide di Bhopal e’ il piu’ orribile monumento del mondo, il monumento alla stupidita’ umana.
Bhopal e’ una citta’ abbastanza carina, divisa in varie zone molto diverse l’una dall’altra. C’e’ la frenetica citta’ vecchia, un classico “chowk” dove si puo’ trovare davvero di tutto ( molto belli i gioielli ), c’e’ la piu’ ordinata citta’ nuova dagli ampi viali alberati, c’e’ la zona delle colline che costeggiano il lago dove si trovano le case piu’ lussuose e la zona industriale dove si trovano anche i quartieri piu’ poveri e degradati. Come molte altre citta’ che sorgono in riva ad un lago ( qui ce ne sono addirittura 2 ) la gente e’ in genere piuttosto rilassata, e indu’ e musulmani sembrano convivere pacificamente. In questa citta’ non c’e’ pero’ molto da fare se non perdersi per ore a cazzeggiare nel bazaar o fare lunghe passeggiate sul rilassante lungolago. Pero’ una visita di un paio di giorni secondo me la merita. Ovviamente una volta qui e’ d’obbligo una visita alla fabbrica della vergogna, per un attimo di raccoglimento e un pensiero alle vittime innocenti della tragedia.
Vari indizi mi dicono che sto per entrare nel sud dell’India: i banchi della frutta sono piu’ grandi, piu’ forniti e piu’ colorati ( e la frutta costa anche di meno, una bella papaya da un kilo costa solo 10 rupie, meno di 15 centesimi di euro ); la pelle degli abitanti e’ piu’ scura, anche se non come quella dei tamil; la temperatura si e’ alzata e la coperta leggera indispensabile ad Allahabad e Orchha ora non serve piu’.
Non ricordo chi mi aveva detto che se fossi passato dalle parti di Bhopal sarei dovuto assolutamente andare a Sanchi, villaggio moderatamente famoso per un complesso di templi buddista. Non avendo molto da fare a Bhopal ed essendo Sanchi a solo un’ora e mezza di bus non ci ho pensato due volte e sono andato a vedere anche questi templi, dei quali in realta’ sapevo molto poco. Il complesso sorge in cima ad una collina isolata ed e’ molto antico, fu voluto dall’imperatore Ashoka ( quello famoso per essersi convertito al buddismo dopo una vita da conquistatore ) nel III secolo a.c. e ampliato poi in epoche successive, fino a venire poi completamente inghiottito dalla giungla e riscoperto solo nell’800 dagli inglesi. Il luogo e’ a dir poco paradisiaco, un giardino bellissimo e ben curato con alberi di neem, manghi, baniani e palme tra i quali emergono le rovine dei templi e dei monasteri buddisti. Ma qui si viene principalmente per vedere una cosa: lo stupa numero 1 di Sanchi e suoi 4 superbi torana ( portali ), che spesso vengono indicati come la bibbia di pietra del buddismo. Questi torana, posti ai quattro punti cardinali, sono ornati da fantastiche ed elegantissime sculture che non dimostrano affatto i loro 2200 anni di vita. Queste sculture descrivono momenti della vita del Buddha e delle sue precedenti incarnazioni. Oltre allo stupa numero 1 e’ di una certa importanza anche il numero 3, che malgrado abbia un solo torana contiene al suo interno le reliquie di due famosi discepoli del Buddha, e potrebbe essere stato costruito in un’epoca contemporanea alla vita dell’illuminato. Se ci si trova da queste parti e’ un posto che merita davvero, anche se per godersi la pace del giardino e’ meglio alzarsi presto, perche’ verso le 10 iniziano ad arrivare le corriere dei rumorosi turisti indiani. Un tizio del posto mi ha detto che ci sono molte altre cose interessanti e sconosciute ai turisti in zona, pero’ in questo caso bisognerebbe fermarsi in una delle guesthouse di Sanchi un paio di giorni e andare all’esplorazione.