Alla scoperta del mondo selvaggio dei chakma

chakma

Berastagi, Sumatra, Indonesia

Lasciata Aizawl mi dirigo verso Sud, con l’intenzione di esplorare una delle zone piu’ selvagge del Mizoram ( e probabilmente dell’India intera, se escludiamo zone di confine off limits per i viaggiatori ), la regione dei chakma, della quale si sa poco o nulla e dove le strade non sono nemmeno segnalate su google maps o sulle mappe ufficiali. Nel sumo per Lunglei conosco un simpatico ragazzo mizo che e’ originario di queste zone ma lavora a Jaipur come hair stylist, e tra una chiacchiera e l’altra si offre  di ospitarmi a casa del cognato, che e’ un pastore nella missione locale fondata a quanto pare da due tizi inglesi ( a differenza del Nagaland qui la maggior parte dei missionari arrivati a convertire i mizo erano britannici, ma anche tra questi qualcuno e’ tornato in patria senza testa… ). Accetto volentieri e nei giorni seguenti verro’ trattato come un membro della famiglia: per i mizo l’ospite e’ sacro e lo dimostrano con i fatti e non solo a parole ( avro’ modo di verificarlo piu’ volte ). I mizo sono ferventi cristiani ma seguono comunque anche un antico codice etico tribale, che prevede tra le altre cose anche l’ospitalita’. Un giorno andiamo a fare un bel pic nic su di una collina panoramica e l’ultima sera la passiamo con amici a bere cuba libre ( di nascosto dal cognato ovviamente ) e a raccontarci storie divertenti. Lunglei non e’ una citta’ particolarmente interessante, ma offre degli splendidi panorami all’alba e al tramonto, arance dolcissime ed e’ la classica “junction town” dove si puo’ trovare facilmente trasporto pubblico per ogni altra citta’ del Mizoram.

chakma

lunglei

chakma

tlaboong

La regione Chakma si trova nella parte Sud-Ovest del paese e ha come capoluogo la citta’ di Chawngte. E’ una zona prevalentemente tribale dove oltre ai chakma vivono anche diversi gruppi mizo, bangladeshi, bengali e birmani. I chakma sono un’etnia tribale molto particolare e interessante: secondo la tradizione sono originari dell’area himalayana nepalese emigrati in India in un’era che nessuno conosce di preciso, parlano una lingua simile al bengali che pero’ si scrive con caratteri simili al birmano e sono buddisti theravada. Oltre che nel Mizoram si trovano anche in Tripura, nel Myanmar e nel Bangladesh. Sono persone estremamente miti, pacifiche e dai modi gentili e sono famosi per essere degli ottimi agricoltori. Contrariamente ai Mizo, che amano vivere in zone fresche in cima alle colline, i chakma preferiscono luoghi pianeggianti vicini ai fiumi, dove possono pescare e coltivare riso e ortaggi. Le donne indossano un abito tradizionale molto semplice che consiste in un longi colorato con una banda orizzontale e una sciarpa/scialle, che vengono tessuti con il tradizionale telaio chakma ( e per fare un longi vi garantisco che c’e’ un sacco di lavoro da fare ). Una cosa che mi ha colpito e molto divertito di queste donne e’ la pipa tradizionale che fumano, praticamente ogni donna chakma ne ha una: non e’ altro che un grosso bong di bambu’, nel quale fumano una mistura di tabacco molto forte ( niente droghe da queste parti! ). Quando non hanno la pipa a portata di mano fumano un tabacco piu’ leggero rollato in una carta bianca spessa come la carta di giornale. Gli uomini invece sembrano non disdegnare l’alcol e producono un vino di riso molto alcoolico ( che avro’ modo di assaggiare in varie occasioni ) simile al lao lao ma meno buono.

chakma

Anche da queste parti si viaggia a 15/20 km all’ora: quando pensi di aver visto le peggiori strade dell’Asia e che non puo’ esserci di peggio… ecco che peggiorano ulteriormente e diventano ancora piu’ infami e polverose. Tra l’altro questi matti di mizo masticano di continuo il paan e tengono sempre i finestrini aperti per poterlo sputare.

chakma

nunsury

Mi fermo per qualche giorno a Tlaboong, ridente citta’ di confine che si trova ad un passo dal Bangladesh in riva al fiume omonimo, e che ai tempi del Raj britannico era una specie di avamposto militare del Bengala Orientale. Ancora ben conservati si trovano l’ufficio postale, la stazione di polizia e la circuit house, costruiti in perfetto stile coloniale. Di nessun interesse per turisti fai da te o per backpackers ( come del resto quasi tutta questa zona del Nord Est Indiano ), questa zona invece e’ estremamente interessante per il viaggiatore/esploratore, visto che ci sono diversi villaggi chakma abbastanza facili da raggiungere e un pittoresco “saturday market”, dove si possono incontrare molti tribali di vari gruppi etnici che vengono a vendere i loro prodotti o a fare provviste per la settimana. Quasi tutti arrivano via fiume con i barconi, ce ne sono parecchi che vengono dal vicino Bangladesh. Il tourist lodge e’ situato in un’ottima posizione, e’ molto economico e c’e’ un’ottima cuoca che prepara succulenti thali vegetariani ( una rarita’ da queste parti, tutti mangiano moltissima carne, soprattutto di maiale ). Dopo un giorno di relax vado all’esplorazione della zona, e grazie ad un casuale incontro con un insegnante di scuola elementare di Nunsury riesco a visitare un paio di bei villaggi e a conoscere un po’ meglio l’affascinante cultura chakma. Qui la vita e’ molto semplice e tranquilla ma non manca nulla e le persone sembrano tutte felici: c’e’ una grande varieta’ di cibo disponibile tutto l’anno, ci sono scuole e qualcuno ha pure la tv satellitare. Una cosa in effetti manca, anche in citta’, ed e’ la connessione internet ( forse arrivera’ quest’anno ): nessuno sembra essere pereoccupato della cosa comunque. Nunsury si trova ad un’ora di cammino dal confine, che volendo si puo’ attraversare senza documenti, ma e’ un po’ tardi e per raggiungere il primo villaggio in Bangladesh ci vuole un’altra ora: decido di rimandare e faccio un’errore, perche’ poi non riusciro’ piu’ a tornare. Peccato, dopo la delusione di Moreh non mi sarebbe dispiaciuto attraversare almeno questo confine. Il tizio mi presenta un po’ a tutti, anche alla moglie del ministro locale, che mi offre te’ e biscotti. Gli chiedo se vedono dei turisti ogni tanto da queste parti e la risposta e’ laconica: “tourists? oh no, you’re the first one!”.

chakma

mercato di tlaboong

chakma chakma chakma chakma

Anche a Tlaboong incontro dei simpatici amici ( mizo pero’ ) che si offrono di aiutarmi e di farmi da guida ( tutto ovviamente gratuito, anzi mi hanno offerto diversi pranzi e chai, e se torno posso dormire da loro, “no problem” ). L’indomani vado con loro al mercato e mi aiutano a capire cosa vendono queste persone ( molte cose strane, non insetti o gatti selvatici pero’… ) e a quale gruppo etnico appartengono, ci sono tribali di almeno una decina di gruppi diversi. Molti arrivano la mattina molto presto con i barconi anche da villaggi piuttosto lontani che si trovano in zone selvagge di questa parte del Bengala. Il mercato e’ piccolo ma molto vivace, colorato e interessante: questa volta pero’ sono io l’attrazione turistica, tutti mi guardano con un’espressione inebetita. Riesco a fare delle ottime foto, anche dei buoni primi piani che non sono certo il mio forte. Lasciata la simpatica Tlaboong mi faccio altre 6/7 ore di strade impossibili e raggiungo Chawngte, centro della cultura chakma che si trova pero’ divisa fra tre distretti. Tutta questa zona e’ realmente molto selvaggia e completamente incontaminata: qui anche termini come “off the beaten track” ( tanto amati da guide e travel blogger e usati quasi sempre a sproposito ) sono del tutto inappropriati, qui semplicemente in molti posti non hanno mai visto viaggiatori, o al massimo qualcuno ricorda “un americano” ( che altri non e’ che il tipo della California che mi ha ispirato ad andare a Moreh, nel Manipur ).

 

chakma

chawngte

chakma chakma chakma

A Chawngte c’e’ solo un tourist lodge e sembra abbandonato da anni. Quando arrivo i gestori mi guardano come se non avessero mai visto un turista ( cosa tutt’altro che improbabile ) e quasi non ci credono che voglio veramente fermarmi li’ ( e per convincerli mi fermero’ ben 4 giorni ). Nessuno parla inglese, devono andare a chiamare una maestra elementare di un villaggio vicino per sapere cosa voglio per cena. Questa citta’ mi e’ piaciuta meno di Tlaboong, ma anche qui ho trovato gente splendida che si e’ offerta di portarmi in giro tra i villaggi a bere rice wine con i sempre cordiali e amichevolissimi chakma.

chakma

l’anfora della grappa

E’ stata un’esperienza straordinaria, uno dei periodi piu’ belli in 25 anni di viaggi zaino in spalla. Onestamente nemmeno io mi aspettavo di trovare luoghi cosi’ incontaminati, dove e’ ancora possibile avere qualcosa di simile ad un “primo contatto” con gente che non ha mai visto dei viaggiatori. Non sono i pittoreschi selvaggi della Valle dell’Omo o di Papua, e’ gente semplice in alcuni casi anche ben istruita, ma e’ comunque un viaggio alla scoperta dell’ignoto, un incontro esclusivo con un mondo sconosciuto e incontaminato. L’India e’ davvero un paese straordinario, che ha ancora molto da offrire al viaggiatore oltre ai pur belli e interessanti itinerari turistici nel Rajasthan e nel Kerala.

info utili mizoram:

-sumo churachandpur-aizawl: 24 ore, 900 rupie
-hotel chawlna ad aizawl: 400 r, forse c’e’ di meglio ma c’e’ la tv e il bagno con l’acqua calda
-sumo aizawl-lunglei: 330 r, 5 ore
-sumo lunglei-tlaboong: 6 ore, 200 r
-tourist lodge tlaboong: 200 r
-sumo tlaboong-chawngte: 7 ore, 300 r
-tourist lodge chawngte: 200 r
-registrazione: in teoria sia in Nagaland, che in Manipur e in Mizoram bisognerebbe registrarsi nella capitale al FRO ( foreigners registration office ), ma l’unico paese dove mi sono registrato e’ il Mizoram, dove prendono la cosa piu’ seriamente e ti timbrano anche il passaporto. Bisogna andare in un ufficio della polizia in periferia, chiedere info in albergo.
-malaria: la regione chakma e’ la zona piu’ malarica dell’India e va presa ogni precauzione possibile se si visita nella stagione umida. In inverno il rischio e’ molto minore, ma comunque meglio usare zanzariere e repellenti.

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